I Meccanismi d' azione dei Farmaci June. 2015 | Page 115
uso inappropriato ed avvelenamento sono tutti esempi di problemi connessi ai
farmaci, dove l'interazione fra un paziente ed un farmaco ha portato, per una ragione
o per un'altra, ad un risultato svantaggioso per il paziente o per la comunità.
Oltre ad effetti avversi, i farmaci possono determinare una grande varietà di
problemi, che variano dalla efficacia all'avvelenamento, dalla contraffazione all'errore
di somministrazione. Una recente ricerca ha confermato che tali problemi sono una
causa importante di morbilità, ospedalizzazione e addirittura di mortalità . Studi per
determinare ciò possono essere difficili da confrontare o estrapolare a causa delle
differenze nelle definizioni o nel disegno. Sulla base di criteri farmacologici,
patologici ed epidemiologici possono essere individuati un certo numero di categorie
di problemi farmaco-correlati. Queste categorie possono essere elencate in uno
schema integrato di classificazione, come mostrato nella Figura I. In questa tabella i
problemi connessi alla dose sono posti in alto e quelli indipendenti dalla dose in
basso. Gli effetti avversi che possono insorgere durante un uso appropriato di un
farmaco sono posti a destra e quelli da un uso non appropriato a sinistra. La
distinzione fra queste categorie non è sempre così netta, tuttavia, e nella pratica i
problemi farmaco-correlati possono avere aspetti di più di una di queste categorie.
2. Effetti avversi
Una varietà di meccanismi farmacologici, immunologici, metabolici o genetici
possono essere alla base dello sviluppo di effetti avversi dei medicamenti e,
similmente, le loro manifestazioni cliniche sono estremamente diverse e variabili.
Nonostante siano svariate per forma, si possono raggruppare 3 principali gruppi di
reazioni avverse, che spesso sono definite come tipo A, B e C .
2.1. Effetti avversi di tipo A. Azione del farmaco.
Gli effetti di tipo A sono effetti avversi nel vero termine della parola. Essi sono però
anche azioni farmacologiche. La differenza essenziale è che non sono voluti. Esempi
sono rappresentati dalla costipazione durante l'uso della morfina come analgesico o
dalla sedazione prodotta da un ipnotico. Senza dubbio, le reazioni di tipo A sono
quelle più frequenti. Esse sono dose-dipendenti: ciò significa che sono più frequenti e
più gravi quando vengono assunte dosi più elevate (Tabella II). Esiste spesso una
precisa relazione temporale fra esposizione al farmaco ed effetto, in accordo alle
proprietà farmacodinamiche e farmacocinetiche della molecola. A causa della loro
natura farmacologica, gli effetti di tipo A sono facili da studiare in maniera
comparativa (Tabella III). I trial clinici danno informazioni sulla efficacia e
tollerabilità; quest'ultima è largamente influenzata dagli effetti avversi di tipo A.
Inoltre, gli effetti di tipo A possono facilmente essere riprodotti e studiati in una
varietà di tests sperimentali (es. esperimenti animali o studi in vitro).
Nonostante ciò esistono molte ragioni per cui un effetto farmacologico frequente
possa essere non facilmente dimostrabile e possa non essere messo in evidenza in un
trial clinico. Un esempio di ciò è rappresentato dal ritardo con cui fu identificata la
tosse, dopo l'introduzione in commercio degli ACE-inibitori. Un'alta frequenza di
fondo o una aspecificità dell'evento possono oscurare la relazione con il farmaco; il
meccanismo può non essere correlato alla azione terapeutica; l'effetto può comparire
solo dopo una prolungata assunzione del farmaco. Nell'esempio della tosse e degli
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