Grande Cucina Settembre/Ottobre 2019 | Page 75

STRANI MA BELLI A sinistra, lo chef Daniel Canzian e la sua proposta di Rognone, senape e nocciole. A lato, la chef Ritu Damia e il suo Patrani Macchi di rombo ph. Lorenzo Rui bilità ai cibi: vogliamo avere piena consapevolezza di ciò che abbiamo nel piatto, quindi tendiamo a rifiutare un alimento che già ci ha delusi in passato, ricco di proprietà nutritive che magari ignoriamo e che noi stessi in primis non sapremmo cucina- re», aggiunge Laura Onorato, nutrizionista presso il Centro Riza di Medicina Naturale di Milano. John Prescott, professore di psicologia ed esperto di psicologia della percezione e delle preferenze alimentari, con il libro Questione di gusto ha pro- vato a indagare le diverse predilezioni che ognuno di noi ha riguardo agli alimenti, e la risposta risiede sovente nelle modalità adoperate dal cervello per confrontare le varie esperienze. Quando si parla di gusti, si parla quasi sempre di come si entra in con- tatto con le cose: ciò spiegherebbe perché a molte persone è capitato di odiare un cibo e di trovarsi poi a mangiarlo perché lo mangiavano gli amici, scoprendo che alla fine non era così male. Sembrerebbe semplice, ma la genetica arriva a complicare la situazione. Circa il 50% dei gusti alimentari sono infatti ereditari, e derivano dalla dieta seguita dalla madre durante la gravidanza, dai sapori a cui si è stati esposti tramite il liquido amniotico: è infatti dimostrato che, anni dopo lo svezzamento, il bambino tenda a preferire proprio quei sapori fino all’età adulta. Concretamente, chi contesta al povero coriandolo di ricordare il deter- sivo per piatti possiede un gene che gli fa sentire il sapore di quest’erba aromatica in modo differente; parimenti, coloro che sostengono il maiale sappia di fango sono molto sensibili a una molecola detta androsterone, un feromone dei suini. Un po’ pregiudizio, un po’ timore, un po’ pigrizia e un po’ genetica: la ricetta dei cibi della discordia è quanto mai complicata e – soprattutto – non pre- suppone né una soluzione, né un giudizio di me- rito. Basti pensare che pure Sua Maestà la regina Elisabetta II ha una sua personalissima avversione: la sovrana va matta per le uova strapazzate, ma guai a preparargliele con quelle bianche. Per lei solo ed esclusivamente uova marroni, pena con- seguenze che i cuochi di corte ricorderanno vita natural durante. 73