STRANI MA BELLI
A sinistra, lo chef
Daniel Canzian e
la sua proposta di
Rognone, senape e
nocciole. A lato, la
chef Ritu Damia e il
suo Patrani Macchi
di rombo
ph. Lorenzo Rui
bilità ai cibi: vogliamo avere piena consapevolezza
di ciò che abbiamo nel piatto, quindi tendiamo a
rifiutare un alimento che già ci ha delusi in passato,
ricco di proprietà nutritive che magari ignoriamo
e che noi stessi in primis non sapremmo cucina-
re», aggiunge Laura Onorato, nutrizionista presso
il Centro Riza di Medicina Naturale di Milano.
John Prescott, professore di psicologia ed esperto
di psicologia della percezione e delle preferenze
alimentari, con il libro Questione di gusto ha pro-
vato a indagare le diverse predilezioni che ognuno
di noi ha riguardo agli alimenti, e la risposta risiede
sovente nelle modalità adoperate dal cervello per
confrontare le varie esperienze. Quando si parla di
gusti, si parla quasi sempre di come si entra in con-
tatto con le cose: ciò spiegherebbe perché a molte
persone è capitato di odiare un cibo e di trovarsi
poi a mangiarlo perché lo mangiavano gli amici,
scoprendo che alla fine non era così male.
Sembrerebbe semplice, ma la genetica arriva a
complicare la situazione. Circa il 50% dei gusti
alimentari sono infatti ereditari, e derivano dalla
dieta seguita dalla madre durante la gravidanza,
dai sapori a cui si è stati esposti tramite il liquido
amniotico: è infatti dimostrato che, anni dopo lo
svezzamento, il bambino tenda a preferire proprio
quei sapori fino all’età adulta. Concretamente, chi
contesta al povero coriandolo di ricordare il deter-
sivo per piatti possiede un gene che gli fa sentire il
sapore di quest’erba aromatica in modo differente;
parimenti, coloro che sostengono il maiale sappia
di fango sono molto sensibili a una molecola detta
androsterone, un feromone dei suini.
Un po’ pregiudizio, un po’ timore, un po’ pigrizia e
un po’ genetica: la ricetta dei cibi della discordia è
quanto mai complicata e – soprattutto – non pre-
suppone né una soluzione, né un giudizio di me-
rito. Basti pensare che pure Sua Maestà la regina
Elisabetta II ha una sua personalissima avversione:
la sovrana va matta per le uova strapazzate, ma
guai a preparargliele con quelle bianche. Per lei
solo ed esclusivamente uova marroni, pena con-
seguenze che i cuochi di corte ricorderanno vita
natural durante.
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