Grande Cucina Settembre/Ottobre 2019 | Page 58

LA SALA I APERTURE «M i rendo conto che ogni cinque, sei anni inseguo sempre un cambia- mento, ma questo è proprio radi- cale: chiudo un’epoca e ne inau- guro un’altra». Viviana Varese viene da «sei mesi da incubo, in cui sono stata iper-concentrata e non mi sono mai concessa una pausa», ma è felice, anzi, forse è più corretto dire elettrizzata. E i motivi sono diversi. In primis, la separazione dalla storica socia Sandra Ciciriello, che conclude un capito- lo importantissimo durato quattordici anni e sancisce l’ingresso nella sua vita professionale di Ritu Dalmia, la ‘diva’ della ristorazione indiana con decine di lo- cali all’attivo in India, Inghilterra e Sud Africa, non- ché titolare del milanese Cittamani. «Ero già amica da tempo con Ritu, facevamo molti eventi insieme e c’era un ottimo feeling. Volevo un socio di capitale che non fosse tanto operativo: la prima persona che mi è venuta in mente è stata lei, che ha accettato di buon grado, entrando nella mia società Alicette Srl con il 20%». L’accordo è stato una specie di do ut des, come racconta Varese: «Ritu desiderava che avessi 56 una piccola partecipazione nel progetto Spica, e a me la cosa è sin da subito piaciuta perché significava in un certo senso ripagare la sua consulenza. L’ho con- siderata una nuova avventura, un progetto che m’in- trigava già solo a parole: durante la settimana che ha preceduto l’apertura ho realizzato che poteva davvero essere eccezionale». Spica è il secondo locale mene- ghino di Ritu Dalmia e Analjit Singh, inaugurato lo scorso giugno insieme alla chef salernitana: un locale che abbraccia le cucine del mondo per un viaggio alla scoperta di sapori sconosciuti da condividere. «Se la seconda linea di uno stellato normalmente è un bi- strot, Spica è da considerarsi una ‘terza linea’. Per me il bistrot ormai è demodé, mentre sviluppare una terza linea che utilizza prodotti buoni senza la necessità di essere gourmet, un luogo di ‘cucina cucinata’ da tutto il mondo, che cerca di avvicinarsi al vero sapore di ogni Paese – adattandolo però al gusto italiano – rappre- senta una vera e propria novità. Un ristorante demo- cratico, che permette a chiunque di venire a mangia- re: Spica mi diverte, mi permette di essere me stessa senza un’etichetta addosso e libera la mia anima pop».