GRANDE CUCINA 02-2022 | Page 37

Non tutti i campioni sono destinati a diventare allenatori e non tutti i grandi chef sono anche dei maestri . Perché una cosa è avere talento , creare piatti memorabili o tirare in porta con una rovesciata e un ’ altra è tracciare il solco , essere di esempio e riuscire a trasmettere quanto si sa o si è appreso a propria volta . Da che mondo è mondo , infatti , insegnare è un ’ arte difficile , mica è un caso se Pelè è riconosciuto come il più grande calciatore di tutti i tempi ma non ha mai voluto vestire i panni del mister ! Noi di Grande Cucina ci siamo messi alla ricerca degli Zidane della gastronomia , dei grandi maestri della ristorazione di oggi , per scoprire chi sono i loro migliori allievi e tracciare il percorso di entrambi in un confronto alla pari . È nata così una serie di interessanti faccia a faccia , che abbiamo cominciato a proporvi già nello scorso numero , da cui trarre una serie di insegnamenti e di spunti . Dalle nostre interviste ( quattro penne e quattro stili differenti ) scoprirete come le persone fanno la differenza , soprattutto quando sono disposte a mettersi in gioco ( o almeno a provarci !). C ’ è chi , Matias Perdomo , pensa che non si smetta mai di imparare dalla vita e raccontando di Mauricio Zillo dice di avergli semplicemente dato l ’ occasione per spiccare il volo . Ma i migliori maestri non sono proprio quelli capaci di incoraggiare e infondere fiducia ? Alfredo Russo chiede a chi lavora al suo fianco di sottrarre più che può per arrivare all ’ essenza del gusto . Cosa che riesce bene al suo omonimo allievo Andrea che valorizza i prodotti locali in qualunque paese cucini . Per diventare grandi chef bisogna sì apprendere ma soprattutto riuscire a trovare una propria strada e uno stile personale . Che è quello che ha fatto Andrea Berton , egli stesso allievo eccellente ( di Gualtiero Marchesi ), ed è quello che gli ha fatto apprezzare Domenico Marotta passato dai fornelli del Trussardi quando ancora non era maggiorenne . E siccome la cucina è un po ’ la metafora della vita , come non dar ragione a Pino Cuttaia ( che come suo pupillo ci ha segnalato Lorenzo Neri ) secondo cui ci vuole prima di tutto pazienza per scoprire e per scoprirsi ( anche ) attraverso il cibo ?
FACCIA A FACCIA
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