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Punto spettacolo Numero 278 • Giugno 2014 Inoltre, secondo Aakash Odedra, la comune nozione di dislessia comporta, a livello inconscio, una connotazione di handicap, di mancanza. Attraverso la ricerca i due artisti hanno scoperto che la velocità di pensiero del dislessico si moltiplica da 400 a 2000 volte e diventa difficile tenere il passo. È necessario che l’individuo trovi una strada e lo spettacolo mostri proprio la ricerca di questo percorso. Normalmente, nella vita, ogni persona deve trovare la sua strada verso il proprio successo, qualunque esso sia, ma questo spettacolo nasce con l’idea della dislessia e l’idea di trovare un percorso che crea un mondo o un universo che diventa riferibile a chiunque. “Murmur” connette la danza con la tecnologia. “Non è una cosa nuova” dice Major “ma l’approccio è diverso. Non si tratta semplicemente di inserire belle immagini su una coreografia. La danza prova a dire qualcosa e sfida il pubblico con idee e concetti, mentre la tecnologia viene usata per comunicare ciò che diciamo a voce più alta e in modo più ampio. Aakash è l’unico ballerino dello spettacolo e riempire un grande palco è difficile, così usiamo la tecnologia per sottolineare le idee e 13 “Murmur” di Aakash Odedra estrapolare i concetti. E questo è il motivo per cui lavoriamo con Ars Electronica Futurelab.” I due sistemi, danza e tecnologia, sembrano separati ma, nello spettacolo, Odedra e Major provano ad integrarli: il sistema del pensiero umano, con la danza, e la fisicità del corpo, con la tecnologia, portando in scena oggetti in modo virtuale. Ciò che i due artisti vogliono realizzare è il mettere insieme i due elementi per creare un universo tridimensionale che possa essere narrabile alle persone. Il punto focale sembra essere l’idea delle due realtà in cui viviamo, il mondo reale e l’universo surreale della nostra mente: la tecnologia può fornire l’elemento surreale, può mostrare la visione interna alla mente, magari non esattamente ciò che vi accade ma può creare una finestra immaginaria, può permettere alle persone di entrare in un mondo irreale. È un processo di scoperta sia per lo spettatore che per i creatori dello spettacolo e la ricerca di un equilibrio tra i vari aspetti della performance. Il progetto ha delle ottime potenzialità e potrebbe avere sviluppi futuri continuando la discussione sull’argomento e vedendo fin dove lo spettacolo può spingersi nella sua trasformazione e, probabilmente, la performance finale non sarà la fine del progetto. Angela Testa