Giornalino di Istituto 2013 | Page 29

Due mani da custodire R ieccomi di nuovo qui a scrivere per te, si! Sono sempre io, spero che la mia mancanza non si sia sentita, in caso contrario, non preoccuparti non ti ucciderò mica per questo. Era un pomeriggio fortemente nuvoloso, più del solito e qui a Londra non è cosa di cui sorprendersi. In casa mentre centellinavo il mio caffè, decisi di sdraiarmi e di fissare il soffitto: lo feci per due, tre ore circa. Iniziò a piovere, e stare sdraiato in quel divano a percepire il rumore della pioggia era qual- cosa di straordinario, fantastico e rilassante. Credevi che mi piacesse? Dopo un po’ mi annoiò! e allora, come di consuetudine, decisi di uscire di casa entusiasta all’idea che non avrei affrontato la solita malinconia che avvolgeva la mia Londra, ma anche la pioggia. Mi incamminai per isolati e isolati non facendo quasi caso a quanta strada avessi già fatto e a quanta ne avrei ancora dovuta fare. Ma poi per arrivare dove? Questo non lo sapevo nemmeno: te l’ho detto, io non so niente di me e nessuno sa niente di me. Ma non perdiamoci in chiacchiere; ti dicevo, stavo camminando insistentemente senza una meta, quando un uomo sulla mezza età mi fermò guardandomi per un attimo e invitandomi a salire con lui in macchina, promettendomi un passaggio verso casa. Decisi di accettare e mi stupii di me stessa; salimmo in macchina e fu impossibile non notare una cosa: le sue mani. Mi misero in uno stato di ignominia a tal punto che dovetti dirigere il mio sguardo su altro. Non solo: dai modi di parlare, di vestire intuii molte cose; era un uomo cinico molto compulsivo, improle e con una forte passione per l’enoteca, penso proprio dovesse essere un politologo passatista ma per me era solo e soltanto un pedissequo di un modello ormai risaputo. Arrivammo davanti casa mia e io non volevo scendere, decisi di chiedergli di mostrarmi le sue mani. L’uomo mi guardò con uno sguardo da ebete e mi mostrò le sue mani: i brividi si espansero per tutto il mio corpo al punto che un forte desiderio mi avvolse. Io volevo quelle mani! mi facevano impazzire le amavo, mi piacevano eppure non potevo averle. Odiai quel desiderio che avevo, ma cosa avrei dovuto fare? fermarmi? No! seppur odiavo quel desiderio non potevo fare a meno di soddisfarlo e, come avrai potuto immaginare, mi presi quelle mani!! Vuoi sapere in che modo? Prova a immaginare, non posso mica dirti tutto. Adesso so solo che le avrei custodite per sempre solo e soltanto io, un uomo eluso da tutti, e ogni giorno chiedevo a me stesso il perché di questo e forse lo avevo capito, sai ? Non esistevo. Martina Scala III A Liceo Scientifico PAGINA 29