Frammenti di luce e di colore Una finestra sull'Impressionismo | Page 40
dalla produzione di altre immagini e ri-
vendica la specificità del linguaggio pit-
torico; per farlo gli impressionisti pren-
dono scelte innovative, ma affini alla loro
tendenza naturalistica, per esempio ne-
gando l’illuminazione artificiosa dell’ate-
lier, preferendo invece dipingere all’aria
aperta, o non usando il nero e il bianco
(che non sono colori e quindi nella realtà
non esistono) e preferendo il viola per le
ombre. Il divario tra queste due tecniche
era aumentato dal fatto che la volontà dei
pittori di distanziarsi dalla fotografia, la
cui meccanicità secondo alcuni avrebbe
escluso la sensibilità dell’artista, era af-
fiancata dalla tendenza dei fotografi di
realizzare immagini molto simili a quadri
accademici, ispirate a generi artistici tra-
dizionali (tra l’altro, molti fotografi, come
lo stesso Felix Nadar, erano ex pittori), e
quindi in contrasto con le nuove tenden-
ze pittoriche, tra cui quelle impressioni-
ste. Un aspetto della fotografia che invece
gli impressionisti imitavano era il cosid-
detto “taglio fotografico”, con inquadra-
ture nuove come gli scorci dall’alto e dal
basso, le composizioni non convenzionali
e asimmetriche che imitavano la realtà, la
possibilità di creare immagini in movi-
mento, sfocate e dai contorni indefiniti,
la possibilità di “catturare l’attimo”, di
fermare un istante.
L’arte orientale
e il “giapponismo”
Dalla seconda metà dell’Ottocento, gli arti-
sti francesi iniziarono a sviluppare un certo
interesse per le xilografie orientali. Se, pri-
ma, l’unico modo per entrare in contatto
con l’Europa era commerciare con l’Olan-
da, a partire dal 1870 il Giappone aveva
messo fine al suo periodo di isolamento
ed e si era aperto al mondo occidentale,
dal quale aveva importato alcune scoperte
come la fotografia; viceversa, in Europa e
in America si diffusero a macchia d’olio le
opere d’arte giapponesi, molte delle qua-
li presentate alle esposizioni universali di
Parigi di quegli anni, e c’era chi faceva a
gara per collezionarle. Le stampe ukiyo-e
(“Immagini del mondo fluttuante”), realiz-
zate con matrici in legno, si svilupparono
in Giappone a partire dalla metà del Sei-
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