Frammenti di luce e di colore Una finestra sull'Impressionismo | Page 37
fig. 6: Giovanni Fattori,
La rotonda di Palmieri,
1866; olio su tavola, 12x35 cm, Firenze,
Galleria d’Arte moderna
fig. 7: Giovanni Fattori,
Soldati francesi del ‘59,
1859; olio su tavola, 15x32 cm, collezione privata
più fortunati e celebrati (che certo erano
al corrente del movimento italiano), e,
come i realisti francesi, facevano inoltre
largo uso di tagli fotografici, come quel-
li di Degas e Caillebotte, e composizioni
asimmetriche, più naturali (annullando
ad esempio la schematica divisione dei
dipinti in zone distinte). La volontà era
sempre quella di rappresentare la quoti-
dianità, ma in questo caso senza intenti di
denuncia sociale. Si concentravano anzi
sugli aspetti positivi che l’industrializ-
zazione aveva portato, sulla vita sociale
e gli svaghi della classe borghese, sullo
sviluppo urbano di Parigi. L’assoluta fe-
deltà alla realtà riguardava più che altro
la luce e i colori dell’ambiente circostante,
che dovevano essere esattamente quelli
nel preciso momento in cui l’artista lo os-
servava, senza costrutti mentali o nozioni
acquisite: così anche se sappiamo che l’ac-
qua è trasparente, se la luce la fa sembra-
re verde, un impressionista la dipingerà
di verde. Inoltre gli impressionisti erano
interessati più all’impressione istanta-
nea che all’immagine esatta e dettagliata
della realtà; ecco perché l’atmosfera sem-
bra più rarefatta e i contorni più sfumati
che nei quadri realisti e anche macchia-
ioli: nonostante infatti la loro caratteristi-
ca campitura “a macchie” sia imperfetta
come quella impressionista, si nota come
il gruppo italiano cercasse di delineare le
forme, pur senza il disegno preparatorio,
ma solo con il colore. Gli impressionisti,
invece, estremizzeranno la pennellata
macchiaiola per ottenere la dissoluzione
dei soggetti con lo sfondo.
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