Fare Diversamente! Mi racconti di quando... a Rho | Page 26

ma io fino all'anno prima abitavo in una zona a rischio siccità, e per me la pioggia era qualcosa di sporadico e certamente di inferiore intensità. Ciononostante riuscii a visitare il centro di Rho, e con un rhodense quale cicerone. Mi piacquero tantissimo il palazzo comunale, che era anche il luogo di incontro della "cumpa" degli amici del mio compagno, la brioche alla crema del Caselli e il vicoletto di via Pomè. In quei pochi giorni imparai anche due cose importanti:

- il milanese non era solo una serie di "uè", "fi..", "bella lì" e avrei dovuto approfondirlo se avessi voluto comprendere quantomeno le battute e i proverbi della mia nuova famiglia;

- gli uomini fanno le pulizie.

Che avrei dovuto perfezionare il mio lombardo lo capii la prima volta che conobbi la nonna di Marco, nonna Angelina. Ci accolse sulla soglia del suo appartamentino, abbracciando suo nipote e dicendogli, testuali parole: " Chi l'è chel bel fio’?". Guardava me. Mi presentai subito, con grande soddisfazione, convinta che avesse appena detto: "Chi è quel bel fiore?". Solo quando lasciammo la sua casa e col mio compagno commentai la gentilezza della nonna, lui scoppiò in una risata sonora e colma di lacrime svelandomi l'arcano: la nonna gentile mi aveva scambiata per un ragazzo!

Insomma, avevo finalmente visto Rho, dopo anni di racconti familiari per la verità non sempre idilliaci. Ammetto che mi piacque, anche se a quei tempi non avrei mai detto che avrei potuto o voluto viverci.

Invece, eccomi qua: a distanza di poco di più di tre lustri Rho è diventata ufficialmente la mia casa.

Che gli uomini fossero capaci di fare le pulizie lo scoprii la mattina dopo. Quando mi alzai, infatti, incrociai nel corridoio mio suocero, Giuseppe, intento a lavare i pavimenti. Non credevo ai miei occhi: un uomo con uno straccio e un secchio, nella mia famiglia, non si era mai visto. Il mio stupore accrebbe entrando in cucina: la mamma di Marco stava bevendo il caffè mentre fumava una sigaretta e leggeva un quotidiano. INCREDIBILE! Condivisi subito la mia ammirazione per quella dinamica per me cosi tanto strana ma mi venne detto che per loro sarebbe stato strano il contrario: entrambi erano lavoratori e la gestione della casa era sempre stata un'attività di coppia, e non completo appannaggio della donna di turno. Mia suocera, infatti, aveva appena finito la sua parte di pulizie e si stava godendo la sua meritata pausa. In quel momento pensai che l'educazione nordica mi garbava un sacco. Chiesi il permesso di usare il telefono, a quei tempi non avevo certo il cellulare: mia mamma doveva sapere.

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