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'La mia prima volta a Rho'

di Mariangela Tomacelli

Era un tardo pomeriggio di fine ottobre del 2000 e per la prima volta stavo venendo a Rho. Non ricordo il giorno preciso, forse era un venerdì, ricordo molto bene però la pioggia intensa e fittissima che, oltrepassato il Po, mi aveva accompagnata al di là del finestrino per più di un'ora e che mi aveva accolto all'arrivo in Centrale. La stazione di Milano mi era alquanto familiare, quindi mi diressi con passo certo verso il binario 4: avrei dovuto prendere un treno per Torino Porta Nuova e scendere alla prima fermata. Un affluente del Po, però, decise di esondare proprio quel giorno arrecando non pochi disagi nella zona di confine lombardo-piemontese, tra i quali la cancellazione di ogni treno che poteva portarmi a destinazione. Cambio necessario di programma, quindi. Chiedo informazioni, prendo una metro e mi dirigo verso Cadorna e da lì un bus della Stie per Rho. Nel frattempo la pioggia battente, le luci della sera che iniziavano a colorare la città e la frenetica velocità dei milanesi mi stavano stordendo. Salgo sul bus: la pioggia è sempre li, dall'altra parte del finestrino. Non ricordo di preciso quanto durò quel viaggio, ricordo però che mi sembrò infinito. Il biglietto del treno indicava l'orario di arrivo a destinazione alle ore 17:40. Scesi da un bus in zona Santuario che mancavano pochi minuti alle 19.30: avrei conosciuto i miei suoceri direttamente a tavola.

Mi fermai tre o quattro giorni. Piovve sempre e la scena era quasi sempre la stessa: io guardavo il mondo esterno da dietro un vetro e, dall'altra parte, la pioggia si divertiva un sacco. Tutti mi dicevano che era normale, in autunno era così, cosa ci potevamo fare,

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