Documenti congresso PD 2013 Ud7 2013 | Page 16

Partito Democratico Circolo 7 ° di Udine
, più per sentirsi uno di quel gruppo dal quale può trarre qualche vantaggio che per trovar conferma di una propria identità ideale. Quindi il formarsi di gruppi non è disdicevole se tutto avviene dichiaratamente alla luce del sole e soprattutto se le appartenenze non sono in funzione di potere e privilegi. L’ abbiamo verificato dopo le primarie del 2009 quando, nonostante le mozioni dei concorrenti non si caratterizzassero per grandi diversità, ogni elettore si schierò e soprattutto non smise mai la maglietta che si era infilato. Per anni ognuno veniva identificato in quanto appartenente ad uno o l’ altro degli schieramenti ed anche ora penso che molte di quelle magliette non siano state messe a lavare. Ora quelle divisioni sono meno forti di allora, ma non perché vi sia stato un reciproco chiarimento, un dibattito: ci ha pensato il tempo. Eppure secondo quegli schemi si sono costruite liste, gruppi, nomine. Le più recenti primarie hanno riproposto un duello( è sempre lo stesso schema) tra due principali concorrenti ed è rispuntata la divisione che prescindeva sia dai loro programmi scritti, sia da un pensiero politico complessivo ed organizzato, basandosi invece sull’ idea, sull’ immagine, sull’ impressione, personale e politica, che quei personaggi davano di sé attraverso i filtri dei massmedia e gli stereotipi delle tipologie Ci si chiede se oltre alla funzione della scelta del segretario o del leader, e a quella di“ riscaldare gli animi” in quel momento, all’ interno ed all’ esterno del partito con l’ aumento di consensi, le primarie abbiano costituito anche momento di crescita e di vero dibattito nel partito, come con una certa enfasi è stato detto. Se c’ è stato, non ce ne siamo accorti. Anzi si sono acuite vecchie e nuove rivalità creando etichette al posto di ragionamenti. E si sono lasciati disperdere quegli entusiasmi che alcuni momenti di partecipazione popolare( primarie, raccolta firme referendum, ecc.) avevano acceso. Per le successive“ parlamentarie”, peraltro fatte in fretta e furia tra la notte di Natale ed il cenone di Capodanno, vale una preoccupazione simile. I commenti a queste seconde nomine hanno riguardato più la funzione di ricambio tout-court di parte della classe dirigente che quella della qualità politica, delle competenze e del radicamento della stessa sul territorio. Purtroppo nel partito il dibattito si è fermato al livello delle semplificazioni e banalizzazioni giornalistiche.
LE CONCLUSIONI …. SONO TUTTE DA FARE. Noi PD abbiamo l’ ambizione motivata di essere indispensabili a questo Paese e quindi la nostra“ rivoluzione” sarà in funzione non solo del partito, ma dell’ intero Paese, e nemmeno solo quello dei partiti, ma quello della società e delle sue classi dirigenti, come esempio di comportamenti e funzionalità Noi, militanti di base sentiamo un’ esigenza di cambiamento più urgente della lenta politica di vertice e perciò credo che dovremo mobilitarci subito perché alcuni recentissimi segnali importanti e, secondo chi scrive, allarmanti, potrebbero rendere vani tutti i nostri propositi. Infatti se si accentrano in alto i poteri, questi vengono ridotti alla base: è un concetto di semplice e comune condivisione. L’ ipotesi di presidenzialismo, senza entrare qui nel merito di tutto ciò che d’ altro, buono o cattivo, può comportare, è evidente che invece che valorizzare la mobilitazione cognitiva e un maggior sviluppo della democrazia diffusa, andrà nella direzione opposta. Chi, anche tra noi, motiva quella propensione per dare alla politica maggiore decisionismo e maggiore velocità operativa, probabilmente parla come se si dovesse applicare in un altro Paese civile, non del nostro, in cui tutto questo, sappiamo, facilmente può andare a scapito del rispetto delle regole e delle buone pratiche democratiche. E’ da chiedersi infine se la mancata progettazione di tutte le riforme, da decenni, è stata causata ……….. da un massiccio e inconcludente ricorso del PD alla consultazione della sua base. Si sa che la democrazia è un ………….“ insopportabile fastidio”. L’ imbarbarimento cui è giunta nel nostro paese la cultura politica delle istituzioni nonché della convivenza civile è tale che lo sforzo per invertire la deriva deve essere di misura eccezionale. Il cambiamento qui ipotizzato, solo per alcuni punti, non potrà quindi esser realizzato solamente per via della approvazione di alcune delibere, di sottoscrizione di alcuni documenti, ed altre necessarie“ burocrazie”, pie e generiche intenzioni, propositi non vincolanti, bensì esso impegna ognuno di noi a fornire in maniera concretamente operativa la propria disponibilità non tiepida.
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