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3. Quale governo della cosa pubblica?
Per avere un buon governo bisogna dunque rompere la fratellanza siamese fra Stato arcaico e partiti Stato-centrici, e bisogna cambiare l’ uno e gli altri. Per capire come, e in particolare per capire se i partiti vadano trasformati o superati, è necessario partire dalla macchina delle politiche pubbliche e dal metodo di governare che vorremmo. Lo farò nel modo sommario che queste note richiedono e consentono.
La macchina delle politiche pubbliche del nostro paese- lo si è detto- è anacronistica in tutte le fasi del processo di costruzione dell’ azione. Nel quindicennio postbellico, l’ Italia costruisce una soluzione per la regolazione dei mercati e per la macchina pubblica che consente una straordinaria stagione di sviluppo. Ma si tratta di una soluzione“ straordinaria” – per il compromesso politico che la sorreggeva e per la non sostenibilità degli strumenti impiegati – e dunque fragile 21. Né allora né nelle molte successive stagioni abbiamo saputo costruire, né per la macchina pubblica, né per i mercati, una soluzione adeguata. In particolare mai abbiamo saputo realizzare una radicale ed efficace revisione della macchina pubblica uscita dal fascismo. Oggi, nel recuperare gli anni perduti non è certo ragionevole ripercorrere le strade che altri paesi hanno nel frattempo battuto e superato. Non perché esse non abbiano prodotto, soprattutto in Europa, risultati positivi, ma perché è bene trarre lezione dalla loro esperienza e costruire direttamente gli strumenti con cui il mondo contemporaneo si sta cimentando oggi.
Questi nuovi strumenti sono riassunti nell’ espressione“ democrazia deliberativa” 22, che declinerò nella sua versione dello“ sperimentalismo democratico” 23. Questo metodo mira a superare i gravi errori della“ macchina pubblica minimalista” che ha dominato l’ ultimo trentennio, portando alla crisi generale in cui ci troviamo, e le criticità della“ macchina pubblica socialdemocratica” – estendendo con Tony Judt 24 il termine
21 Sostengo questa tesi in Barca, F.( 1999), Il capitalismo italiano. Storia di un compromesso senza riforme, Donzelli
editore, Roma. La fragilità riguarda sia la soluzione adottata per la macchina pubblica, sostituita in sue fondamentali funzioni dalla soluzione“ nittiana” degli enti pubblici, sia l’ assenza di una regolazione concorrenziale dei mercati, di una soluzione adeguata alla separazione proprietà-controllo e di un rapporto di forza abusivo del capitale nei confronti del lavoro( che attiverà l’ instabilità drammatica degli anni’ 60 e’ 70). 22 È non a caso il modello di riferimento usato da Cassese, S.( 2013), per la sua critica del caso italiano. Del vasto
dibattito italiano e internazionale sul tema, cito per tutti Bobbio, L.(“ Le arene deliberative”, in Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, n. 3, 2002). 23 Cfr. Sabel, C. F. e Zeitlin, J.( 2012) e Sabel. C.( 2012). 24 Cfr. Judt, T.( 2010), Ill Fares the Land, Penguin Press, Guasto è il mondo,( 2011), Laterza.
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