Dissonanti armonie DISSONANTI ARMONIE di Maria Rosaria Teni | Page 4
solo notizia: ti hanno drogato prima di uccidere un nemico che non conosci,
povero soldato bambino. Tranquilli. Se la memoria funziona, fra venti o
trent’anni sapremo rimediare. Celebrazioni degli olocausti, vergogne
postume, rivelazioni che condannano doppiopetti purtroppo morti quindi
estranei, ormai, al ciclo degli interessi che alimentano le nostre divagazioni.
Li si può condannare con sacrosante parole che i doppiopetti contemporanei
riservano pomposamente a nazisti e fascisti d’antan. Non ci sono più e chi
sopravvive, giovane o vecchio, ha scelto l’ipocrisia della democrazia
ritrovata. Anche loro imprendibili nella mistificazione: nessuno batte ciglio.
Ed è passato troppo tempo, l’indignazione è stanca. I nuovi devono aspettare
a diventare adulti e che i documenti della storia vengano rivelati quando non
serviranno a fermare niente. A poco a poco i giorni della memoria stanno
diventando giorni di parole vuote, passato in bianco e nero, sempre più nero,
mentre gli olocausti continuano appena di là da questo ed altri mari. < Un
giorno non basta - per ricordare - l’orrore che hai visto sfilare - inciso su
carni scarne - impresso in scheletri occhi -…Un giorno non basta per
dimenticare >. Diario del viaggio ad Auschwitz: < Ho provato vergogna ed
ho pianto >. L’emozione che trasmettono i versi è insolita: domande in
forma di risposte. Noi dove eravamo e dove siamo quando succede? Noi che
guardiamo, vicini - lontani, riusciamo a piangere? Si piange facendo
qualcosa. Maria Rosaria Teni lo ha fatto.
Maurizio Chierici
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