Diario Italia Agosto 2014 | Page 2

L'ITALIA, L'ARGENTINA (IN DEFAULT) E SHAKESPEARE Verso la metà di luglio il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, aveva scritto al capo di Stato della Repubblica Argentina dimostrando la solidarietà del proprio paese e soddisfazione per la volontà del paese sudamericano di “continuare il pagamento del debito, punto chiave di grande valore per i mercati internazionali”. Più di recente molti parlamentari italiani hanno sottoscritto un documento in cui si esprime solidarietà nei confronti dell'Argentina e si sostiene la necessità di “trovare una soluzione positiva al caso argentino” ed anche, più in generale, di lavorare per l'introduzione di “regole e procedure di gestione concordate a livello internazionale per la ristrutturazione dei debiti sovrani dei paesi”. Il dibattito circa la condotta del governo Argentino in merito alla gestione del proprio debito pubblico costituisce un argomento decisamente spinoso e varie circostanze contribuiscono a renderlo controverso: ad esempio la polarizzazione politica esistente nella pubblica opinione argentina che si divide essenzialmente tra “K” e “non-K”, l'uso di etichette come quella di “fondi-avvoltoio”, il fatto che la contesa legale tra lo stato argentino e alcuni creditori si svolga nei potenti Stati Uniti d'America, visti talvolta come fonte di cospirazioni politico-economiche da una vecchia tradizione politico-culturale (a volte non senza fondamenti, spesso in maniera sbrigativa). Per certi versi si tratta di una controversia antica nell'organizzazione delle società umane, che era stata colta in maniera lucidissima diversi secoli fa da Shakespeare nella sua opera “Il mercante di Venezia”, in cui le autorità della repubblica di San Marco debbono prendere una difficile decisione: avallare il disegno di un usuraio (che però ha dalla sua parte la forza del diritto) oppure accontentare il desiderio della popolazione che lo osteggia (ma in questa maniera violare un principio legale e compromettere la fiducia nella legge veneziana)? Permettere che un fondo d'investimenti gestito da 300 persone si imponga ad una nazione di 41 milioni di persone (come ha scritto il New York Times) oppure introdurre il principio che alcuni debito possono non essere ripagati nelle forme dovute? In alcune circostanze i principi etici e legali generalmente accettati e le situazioni contingenti non sono compatibili. Per queste ragioni ci sembra che su questo tema l'Italia abbia fatto la sua parte in maniera corretta: ha espresso la sua solidarietà in maniera chiara, sottolineando i vincoli culturali ed economici tra i due paesi e la sua comprensione nei confronti delle difficoltà dell'Argentina, al tempo stesso, in maniera più specifica, attraverso due importanti organi istituzionali, ha posto l'accento sulla “volontà” dell'Argentina di far fronte agli impegni e sulla necessità di introdurre procedure internazionali ad hoc per i paesi in difficoltà col proprio debito. PER RICEVERE GRATUITAMENTE I PROSSIMI NUMERI DI DIARIO ITALIA SONO APERTE LE ISCRIZIONI SUL SITO www.diarioitalia.info