territorio degli abitanti del piccolo paese perché la creazione delle limonaie prevedeva varie attività artigianali e di conseguenza un relativo benessere . L ’ architettura delle limonaie , vere e proprie serre contro i rigori dell ’ inverno , era particolare . I gradoni ( le còle ) conquistati alla montagna venivano protetti su tre lati da muraglie di dimensioni variabili dai 3 agli 8 metri , mentre la quarta muraglia , sul lato più illuminato , era la base per pilastri a sezione quadrata , alti dai 4 ai 6 metri . Questi pilastri sorreggevano una prima travatura in legno di castagno . Inoltre ogni pilastro era collegato ai due pilastri più vicini dalle filaröle in legno di abete , fra loro parallele e distinte in cimale , mediane e basale . Ogni filaröla era provvista di chiodi ad occhiello , utilizzati per fissare temporaneamente , da novembre a marzo , le varie assi e le tavole con vetri sul lato “ solare ” della limonaia . Le limonaie diventano parte integrante e caratterizzante del paesaggio di Limone . Le piante di limone in produzione erano circa 3500 ; la produzione media era calcolata in circa di 500 / 600 frutti , con punte fino a 1000 , raccolti in periodi diversi durante l ’ anno . Nel 1834 nelle limonaie della famiglia Bettoni vengono registrate sei spicànde di limoni a partire dagli inizi di maggio fino a metà settembre per un totale di 1.146.430 frutti . I limoni venivano selezionati con l ’ uso di un “ calibro ” e distinti anche in rapporto alla loro destinazione nei diversi Paesi del cuore dell ’ Europa . Quelli di qualità più pregiata partivano per la Polonia , l ’ Ungheria , la Russia e l ’ Austria . Solo in minima parte ( e non della qualità migliore ) erano destinati al mercato italiano . I limoni venivano incartati uno per uno e messi dentro casse di legno , che erano imbarcate per la prima destinazione che poteva essere Torbole o Desenzano e poi proseguire per le destinazioni lontane .
L ’ abbandono e la rinascita
A partire dai primi anni del Novecento la famiglia Bettoni iniziò a ritirarsi dalla propria attività produttiva e commerciale a Limone , vendendo le limonaie di proprietà . In ogni caso la produzione , seppur in forma limitata , continuava ad esistere . Ma fu lo scoppio della prima guerra mondiale che inflisse un colpo definitivo alla coltivazione dei limoni . Il legname che serviva di protezione nei mesi più freddi venne requisito dalle autorità militari e utilizzato per la costruzione di baracche e trincee sul fronte italiano , sul Monte Carone , a passo Nota ecc . Alla fine del conflitto mondiale il paesaggio delle limonaie era desolante . Molte piante infatti , non opportunamente protette e curate , erano seccate . Scrive Domenico Fava :
In alto : tipica struttura della limonaia ( foto Davide Turrini );
sotto : limonaie nei primi anni del Novecento ( archivio fotografico Domenico Fava )
« Da allora , il sole , il vento , la pioggia hanno continuato a battere sui muri , sui pilastri , sulle travature , sgretolandole lentamente e rendendo sempre più evidente l ’ abbandono ». L ’ avvento del fenomeno turistico non servì a risolle-
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