Dialogo n. 02-2023 | Page 21

associazioni che lo dimostrano . Ci sono trentatré Stati Usa che hanno chiamato a giudizio Meta , la società che controlla Facebook e Instagram , accusandola di aver contribuito allo sviluppo di dipendenze tra i giovani . Il sospetto è che abbiano deliberatamente progettato le piattaforme per rendere i ragazzi dipendenti dai social , sfruttando la loro vulnerabilità psicologica e sociale . Le piattaforme , infatti , causerebbero ansia , depressione e nei casi più estremi avrebbero portato al suicidio . Quello che ormai è una certezza è che esiste una correlazione diretta tra quantità di ore che un giovane passa allo smartphone e i problemi mentali . I genitori se ne accorgono troppo tardi , quando cioè il problema è conclamato e la sofferenza del figlio una terribile realtà . Occorre intervenire prima , prevenire , evitare che succeda . Faccio un esempio : già in terza media i ragazzi sono in grado di eludere le limitazioni che i genitori hanno impostato sullo smartphone , ma ci sono i modi per ovviare , basta conoscerli . Per questo la nostra iniziativa : per informare sulla gravità del pericolo e per fornire una serie di strumenti e di suggerimenti ». La conferenza , alla quale hanno assistito 250 tra genitori e giovani , è stata strutturata in due parti : nella prima i relatori hanno parlato del problema affrontandolo da vari punti di vista , spiegando anche cosa fare e cosa non fare ; nella seconda il microfono è passato al pubblico . « Segnalerei una informazione su tutte -dice Trenti- cioè che dai dati di più di una ricerca emerge come a una esposizione superiore alle due ore e mezzo al giorno ai social corrispondano conseguenze rilevanti sul benessere psichico degli adolescenti . La cosa paradossale è che ad assistere all ’ evento sono venuti genitori e nonni che avevano l ’ obiettivo di convincere i figli e i nipoti che fanno bene a limitare loro l ’ uso dello smartphone . Mentre gli altri , quelli che non hanno presente il problema , o che lo sottovalutano , e che comunque non pongono ai figli alcun limite , quelli si sono ben guardati da partecipare . Perché ? Se fossero venuti avrebbero dovuto ammettere che il problema esiste e fare qualcosa , e preoccuparsene . La banalizzazione del problema è un modo per eluderlo e , dal punto di vista della tutela del benessere dei giovani , una vera sciagura ». Tra i tanti temi trattati , e sui quali riflettere , l ’ Elsagate , la controversia sui video di YouTube e YouTube Kids classificati come « a misura di bambino », ma che includevano violenza esplicita , situazioni sessuali , feticismo , linguaggio osceno , droghe , alcol e situazioni e attività pericolose o sconvolgenti . Questi video spesso presentavano personaggi popolari di media adatti ai bambini , realizzati senza autorizzazione legale . « Ci sono voluti anni perché la consapevolezza pubblica del fenomeno e le segnalazioni sulla sicurezza dei bambini costringessero YouTube ad adottare linee guida più severe -spiega
Trenti- fino alla definitiva cancellazione di canali e video nella categoria Elsagate , arrivata alla fine del 2017 . Ma nel frattempo quanti danni hanno prodotto ? La drammatica verità è che i social producono profitti e la tutela dei giovani non esiste , quindi spetta a noi adulti . È nostro dovere vigilare e fare tutto il possibile per limitare al massimo i danni da social ».
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