Dialogo n. 02-2022.web | Page 27

associazioni
Nella seconda metà degli anni Sessanta l ’ Istituto sperimenta un periodo di apertura al volontariato esterno , che in questa fase assume un ruolo di animazione del tempo libero e di accompagnamento allo studio pomeridiano . La superiora suor Giuseppina Boratti intuisce l ’ importanza di aprire le porte dell ’ Orfanatrofio per “ far entrare il mondo dentro ”. Si tratta di gruppi informali di volontariato animati da una forte ricerca di senso e dal desiderio di misurarsi con i bisogni sociali emergenti superando il concetto di beneficenza . In questi anni l ’ accoglienza va sempre più estendendosi ad altre tipologie di utenza e la denominazione di “ Orfanatrofio ” risulta sempre più inadeguata . Nel 1971 il Consiglio di Amministrazione provvede alla revisione e all ’ aggiornamento dello Statuto e l ‘ Istituzione assume , su suggerimento delle ragazze ospiti , la denominazione di “ Istituto Casa Mia ”. La storia del servizio di questi anni è per lo più caratterizzata da uno stile educativo di tipo tradizionale , tipico degli Istituti : vita quotidiana ripetitiva , con attività e spostamenti collettivi , orari fissi e uguali per tutti . Prevale la dimensione assistenziale . Negli anni Ottanta va gradualmente maturando la necessità di ristrutturare l ’ edificio , allora caratterizzato da grandi camerate , ampi spazi comuni per la refezione e la ricreazione , pensando ad una dimensione più familiare , con spazi articolati e funzionali ai bisogni espressi dalle ragazze . Nel 1988 si inaugura lo stabile ristrutturato : tutti gli ambienti assumono un volto nuovo particolarmente accogliente . Parallelamente emerge una graduale necessità di affiancare alla ristrutturazione degli spazi una revisione del progetto pedagogico . Nella primavera del 1992 , grazie alla guida di Suor Rosaria Bertani e alla consulenza pedagogica di Claudio Girelli e Margherita Achille , viene presentata al Consiglio di Amministrazione una richiesta di riorganizzazione interna , per avvicinare l ’ Istituto a quanto indicato nella L . P . 14 del 1991 e dalle linee guida emanate dalla Provincia di Trento . Si avvia l ’ attuazione di una nuova configurazione dell ’ Ente , che prevede l ’ incremento del numero dei gruppi residenziali , la riduzione del numero di componenti di ciascuno ( max . di 8 / 9 ) e l ’ assunzione di nuovi educatori . Gli spazi e i tempi di vita vengono ripensati in funzione delle persone e dei loro bisogni di crescita . Grazie alla consulenza psicologica del Dott . Francesco Reitano e al supporto delle figure educative , le ragazze vengono preparate e coinvolte per sentirsi parte attiva nella riorganizzazione . L ’ Istituto assume sempre più il volto di un insieme di CO- MUNITÀ EDUCATIVE caratterizzate dalla personalizzazio-
“ La nuova sede viene inaugurata solennemente il 30 settembre 1962 alla presenza di tutte le bambine e le ragazze ospiti , del Consiglio di Amministrazione , delle reverende suore , di numerose autorità e di un folto gruppo di cittadini ”. Cfr . Cronaca locale , 2 ottobre 1962
ne delle relazioni , degli spazi , dei tempi e da uno stile di vita di tipo familiare . Da allora Casa Mia prosegue in questo processo di ricerca , trasformazione e cambiamento , in cui la persona ed i suoi bisogni sono al centro .
Una grande e rivoluzionaria intuizione avviene con l ’ apertura anche a figure maschili , in qualità di volontari , accompagnatori e allenatori della squadra di pallavolo Jeunesse . Negli anni ’ 70 le ragazze cominciano anche a partecipare alle iniziative organizzate dall ’ oratorio , alle feste di compleanno e a qualche matrimonio .
27