dialogo dicembre 2019 Dialogo_02-2019 def | Page 4

l’editoriale del presidente vernance delle banche affiliate. È previsto un regolamento di procedura per la nomina dei componenti degli organi ammi- nistrativi che modifica in maniera sostanziale le precedenti modalità adottate, anche se semplificate per le banche più virtuose. Infatti, a tal proposito, va sottolineato che le banche del gruppo sono periodicamente sottoposte a valutazione sulla base di un modello Risk Based e collocate all’interno di quattro classi di rischio. Da tale classificazione discende per le banche affiliate il grado di autonomia, sia nella predisposi- zione dei piani strategici ed operativi nel quadro degli indirizzi impartiti dalla capogruppo, che nella nomina dei componenti degli organi di amministrazione e di controllo. Importante è la parte di normativa che richiama il principio per il quale i poteri delle capogruppo devono essere eserci- tati e definiti nel rispetto delle finalità mutualistiche e del carattere localistico delle banche di credito cooperativo e ri- chiama, anche a tal proposito, la necessità di attivare un pro- cesso di consultazione periodico delle banche aderenti con la capogruppo, in materia di strategie commerciali, raccolta del risparmio ed erogazione del credito. La legge n. 136 del 17 dicembre 2018 ha previsto inoltre che anche la società capogruppo sia assoggettata a controlli finalizzati a verificare che l’esercizio del ruolo e delle funzioni proprie risultino coe- renti con le finalità mutualistiche delle banche di credito co- operativo aderenti. È auspicabile che tale incombenza venga affidata agli organismi di categoria, in coerenza con quanto avviene per le Casse Rurali. In questo nuovo assetto organizzativo e quadro normativo si colloca anche la nostra Cassa Rurale, che ha aderito al gruppo Cassa Centrale Banca assieme ad altre 80 banche. È stata una decisione convinta, in sintonia con tutte le Casse trentine, anche se in realtà non vi era alternativa, preveden- do la normativa la sola scelta di affiliazione al gruppo, pena la liquidazione della società. La scelta per l’IPS concessa al Trentino ed Alto Adige prevedeva tale possibilità solo per le Casse Rurali con meno di due sportelli fuori provincia; la no- stra Cassa ne possiede un numero maggiore, così come altre Casse Rurali trentine L’ evoluzione del mercato bancario in atto richiede un’alta specializzazione ed un’efficienza industriale che non sareb- be possibile sostenere autonomamente. Basti pensare agli ingenti investimenti che sono richiesti in tecnologia digitale. Un organismo centrale è inoltre necessario per garantire un controllo preventivo adeguato e competente sulle affiliate, stante il principio di solidarietà reciproca e di garanzia che lega le associate. Queste sono le aspettative principali della nostra Cassa ver- so la capogruppo che, non va dimenticato, è proprietaria di una significativa quota azionaria della stessa: servizi efficien- 4 ti, controlli adeguati, interventi tempestivi in caso di criticità, costi di sistema sotto controllo e contenuti. La Cassa Rurale Alto Garda si presenta al gruppo come banca appartenente alla classe 1, dove confluiscono le banche più virtuose, orgogliosa di far parte di un gruppo nazionale con operatività e sede in Trentino, ma consapevole che nel tem- po, anche breve, potrebbero cambiare le premesse e gli even- ti potrebbero portare ad altre scelte vista la caratteristica e la composizione del gruppo. Va allora sempre sostenuta e difesa con convinzione, anche se nell’ ambito di un quadro di condivisione e di esigenze operative di gruppo, l’autonomia della Cassa nella gestione dei propri piani operativi di soste- gno al territorio e soprattutto la caratteristica irrinunciabile di banca locale. Più in particolare, la preoccupazione che questo nuovo modello possa condizionare la natura originale del credito cooperativo è evidente e anche il legislatore è intervenuto in tal senso in più occasioni nel rimodulare la normativa sul tema della “mutualità”. Si assiste poi ad un notevole e continuo intervento degli organismi di vigilanza europei con regolamenti ritenuti non proporzionali, che rendono più dif- ficoltosi i rapporti con alcune categorie economiche come le piccole imprese. Va difeso il ruolo degli organismi di go- vernance delle banche nei confronti delle capogruppo. Deve essere correttamente interpretato il ruolo delle capogruppo per effetto di un contratto di coesione molto vincolante ed il rischio che le stesse spingano verso un mondo industriale bancario omologato ad altri sistemi non propriamente coo- perativi. Occorre potenziare le Federazioni che hanno perso gran parte delle loro prerogative di controllo e servizi. Un ruolo fondamentale dovrà essere mantenuto dalle orga- nizzazioni di categoria, Confcooperative, Federazioni ed in particolare Federcasse. Queste dovranno essere il riferimen- to istituzionale per il mondo cooperativo del credito nel suo insieme, incentivando un rapporto trasversale tra tutte le Bcc, di qualsiasi appartenenza, favorendone le sinergie. Dovranno mantenere i rapporti con le istituzioni locali, nazionali ed eu- ropee e difendere le prerogative del credito cooperativo, fa- vorendo il confronto e la condivisione. Insomma, per evitare omologazioni, da un lato le capogruppo dovranno avere un ruolo industriale del credito, dall’altro le associazioni un ruolo di rappresentanza e promozione cooperativa. È evidente che qualsiasi modello si fosse adottato avrebbe comportato effetti potenzialmente contrastanti. Importan- ti sono le persone che operano negli organismi, le loro sen- sibilità, preparazione e competenza, altrettanto importante risulta essere la tenacia nel preservare e difendere, anche nella modernità, i principi fondamentali della cooperazione, gli interessi dei soci e del territorio.