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memorie
profughi , grazie all ’ apporto de “ Il Sommolago ”, ha permesso di ampliare ulteriormente l ’ illustrazione di quanto vissuto dalla popolazione negli anni tristissimi del primo conflitto mondiale . Dagli archivi è emersa una ricca documentazione che è diventata oggetto di analisi e soprattutto di considerazioni storiche e sociali . Con questo volume si è voluto offrire scorci di vita , riprodurre qualche scritto e molte immagini , per dare voce e volto ai profughi . Si è stabilito un tramite ideale tra i nostri nonni , bisnonni e noi ; si è voluto che fossero quasi sempre loro a raccontare . Commoventi sono le lettere con cui i profughi chiedevano vestiti soprattutto per i loro bambini al “ Segretariato per richiamati e profughi ” che aveva creato la “ Sezione indumenti ” per aiutare tante famiglie lontane . I profughi erano partiti infatti verso la fine di maggio con pochi bagagli ( al massimo 15 chili ), indossando vestiti estivi , ma in Austria , Boemia e Moravia l ’ autunno era arrivato molto presto . Don Carlo Bracchetti , un sacerdote che aveva seguito i profughi a Braunau , racconta nel suo “ Diario dell ’ esilio ” che molte madri erano costrette a tenere a letto i propri bambini , mentre lavavano ed asciugavano l ’ unico vestito a disposizione . Il 12 novembre 1915 viene pubblicato su “ Risveglio tridentino ” un breve avviso del commissario governativo di Arco avv . Oreste Angelini che chiedeva ai profughi di inviare ad Arco una lettera in cui segnalare il loro indirizzo , per far pervenire , eventualmente (!), l ’ indennizzo per gli animali ed i carri che avevano consegnato al momento della partenza . Moltissimi , fiduciosi , scrivono lettere in cui emerge la drammaticità della partenza improvvisa , gli animali ( considerati quasi parte della famiglia ) da consegnare , un biglietto come
Panoramica dell ’ accampamento profughi di Braunau ( Archivio Comitato chiesa S . Antonio Dro , album Sannicolò - Filiberto Chistè )
Braunau 1916 . Alunni di Drena della Sezione femminile della scuola popolare con la maestra Fanny Bombardelli ( Archivio Comitato chiesa S . Antonio Dro , fam . Bombardelli )
ricevuta e , in molti casi , nemmeno quello . Capre , pecore , buoi , mucche , tutto bisognava lasciare . Ed inoltre si gettano sotto le pergole o nei cortili i bachi da seta che erano in piena “ magnarìa ”, ormai prossimi alle fasi finali della produzione dei bozzoli . Si parte per l ’ ignoto ; partono donne , bambini e vecchi . Qualche uomo , che era riuscito a stare con la famiglia , viene fatto scendere a Bolzano e destinato a lavorare per il Genio austriaco . Poi in novembre vi è l ’ ingresso nell ’ accampamento profughi di Braunau dove in poche settimane trovano ospitalità circa 10.000 profughi . Questa “ città di legno ” aveva una propria struttura urbanistica ; comprendeva baracche destinate alle famiglie , ma anche le scuole , l ’ asilo , l ’ ospedale , la lavanderia , la cucina , il forno ecc ; il tutto realizzato in poco più di tre mesi . Al centro del campo si trovava la chiesa , anch ’ essa costruita in legno , punto di riferimento importante per i profughi e per i sacerdoti che condividevano la loro vita ; fra gli altri vi erano don Pietro Giovanazzi , curato di Ceniga , don Alberto Delladio , parroco di Drena , don Luigi Pegoretti , curato di Pietramurata e don Luigi Galli , cappellano dell ’ O- spedale di Arco . Nel 1916 alcune famiglie , soprattutto di Dro e Ceniga , chiedono il permesso di rimpatriare per coltivare i loro campi . Scrivono lettere in cui si dà garanzia al Capitanato distrettuale di Riva di poter essere autonomi nel proprio mantenimento e di essere anche disponibili a lavorare i campi per il governo . Talvolta il permesso viene concesso agli uomini che poi chiedono di essere raggiunti in patria dal resto della famiglia . E le patrie sono Dro , Ceniga , Pietramurata ed anche
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