DENTROCASA OTTOBRE 2019 | Page 27

In alto: Campo di lavanda, 1988; sopra: Tempio di Apollo, 1989; a lato: La Crocchia, 1991. questo ricco viatico, sia per l’artista che per la donna. Marinka Dallos porta con sé lo stigma della propria terra d’Ungheria, dimostrando, allo stesso tempo, la capacità di convocare un intero universo da ogni parte di sé, dalle memorie della sua cultura del passato e del presente. I temi cari all’artista ci rammentano quanto è importante concedersi le suggestioni estetiche dell’arte per guardare il mondo con occhi nuovi, per scoprire una dimensione più umana nelle cose più semplici e quotidiane. Marinka ha dipinto la frizzante vita di Campo de’ Fiori, i vicoletti di Roma, ma soprattutto i ricordi riportati dall’Ungheria, di Lörinci, del mondo dei contadini e dei rituali della sua infanzia. “Una narratrice lirica, un’artista colta che dipinge ingenuo, che diffida il folklore e lo affronta come realtà primaria. Sarà questo, ancora e sempre il suo stile e la nostra meraviglia” questo ritratto di Marinka, dono del padre del Neorealismo, Cesare Zavattini, è quello più vicino a svelare l’enigma di una vita. Credo si possa riconoscere alle artiste, pioniere dell’arte contemporanea, una grande dote: quella di saper trasformare la propria sensibilità in una opportunità. “Le arti non sono offensive, non sono innocenti, sono le armi più potenti dell’uomo”. Con questa coraggiosa dichiarazione l’artista ci invita a partecipare al suo duello poetico, reso universale a colpi di pennello, in cui la conoscenza e la rappresentazione dell’animo individuale non sono mai disgiunte dalla spiritualità collettiva di un popolo. L’Accademia di Ungheria in Roma rende omaggio a Marinka Dallos dedicandole una sala presso gli spazi di Palazzo Falconieri, dove possono essere ammirate oltre 40 opere del fondo dell’erede Pia Abelli Toti (presidente dell’associa- zione culturale La Casa Totiana) in esposizione permanente da questo autunno, in contemporanea con l’uscita del catalogo dell’opera omnia dell’artista. Il catalogo è consultabile e scaricabile attraverso la app HuM -Hungarian Memories- disponibile sia per IoS che per Android. La app, voluta dall’Accademia d’Ungheria in Roma raccoglie, censisce e geocalizza tutti i luoghi di Roma attinenti alla memoria ungherese. La memoria come facoltà del pensiero ci consente di intraprendere viaggi ideali verso antiche dimore. Non è soltanto la nostalgia a guidarci, ma un richiamo alle radici della nostra civiltà per far luce sull’avvenire. di Barbara Vistarini