In alto: Campo di lavanda, 1988;
sopra: Tempio di Apollo, 1989;
a lato: La Crocchia, 1991.
questo ricco viatico, sia per l’artista che per la
donna. Marinka Dallos porta con sé lo stigma
della propria terra d’Ungheria, dimostrando,
allo stesso tempo, la capacità di convocare
un intero universo da ogni parte di sé, dalle
memorie della sua cultura del passato e del
presente.
I temi cari all’artista ci rammentano quanto è
importante concedersi le suggestioni estetiche
dell’arte per guardare il mondo con occhi nuovi,
per scoprire una dimensione più umana nelle
cose più semplici e quotidiane. Marinka ha
dipinto la frizzante vita di Campo de’ Fiori,
i vicoletti di Roma, ma soprattutto i ricordi
riportati dall’Ungheria, di Lörinci, del mondo
dei contadini e dei rituali della sua infanzia.
“Una narratrice lirica, un’artista colta che dipinge
ingenuo, che diffida il folklore e lo affronta
come realtà primaria. Sarà questo, ancora e
sempre il suo stile e la nostra meraviglia”
questo ritratto di Marinka, dono del padre del
Neorealismo, Cesare Zavattini, è quello più
vicino a svelare l’enigma di una vita.
Credo si possa riconoscere alle artiste, pioniere
dell’arte contemporanea, una grande dote: quella
di saper trasformare la propria sensibilità in
una opportunità. “Le arti non sono offensive,
non sono innocenti, sono le armi più potenti
dell’uomo”. Con questa coraggiosa dichiarazione
l’artista ci invita a partecipare al suo duello
poetico, reso universale a colpi di pennello,
in cui la conoscenza e la rappresentazione
dell’animo individuale non sono mai disgiunte
dalla spiritualità collettiva di un popolo.
L’Accademia di Ungheria in Roma rende omaggio
a Marinka Dallos dedicandole una sala presso
gli spazi di Palazzo Falconieri, dove possono
essere ammirate oltre 40 opere del fondo
dell’erede Pia Abelli Toti (presidente dell’associa-
zione culturale La Casa Totiana) in esposizione
permanente da questo autunno, in
contemporanea con l’uscita del catalogo
dell’opera omnia dell’artista. Il catalogo è
consultabile e scaricabile attraverso la app HuM
-Hungarian Memories- disponibile sia per IoS
che per Android.
La app, voluta dall’Accademia d’Ungheria in
Roma raccoglie, censisce e geocalizza tutti
i luoghi di Roma attinenti alla memoria
ungherese. La memoria come facoltà del
pensiero ci consente di intraprendere
viaggi ideali verso antiche
dimore.
Non è soltanto la nostalgia
a guidarci, ma un richiamo
alle radici della nostra civiltà
per far luce sull’avvenire.
di
Barbara Vistarini