DENTROCASA LUGLIO 2021 | Page 36

contemporary

“ INSIEME COME PIANETA ”

How will we live together . Attraverso le parole di Hashim Sarkis , curatore della 17^ Biennale di Architettura a Venezia , scopriamo come ricostruire “ nuove geografie associative ” e spazi sempre più sostenibili .

Stesso titolo ma profondamente cambiata nei significati “ How will we live together ”, rimandata di un anno a causa della Pandemia da COVID 19 , è approdata in epoca di grandi cambiamenti . Inaugurata il 22 maggio scorso , la Biennale ha nuovamente sancito la centralità di Venezia nel panorama dell ’ arte contemporanea , il suo ruolo di polo d ’ attrazione , di incontro e di aggiornamento tra i creativi a livello internazionale . Un anno di stop per tutti gli eventi in presenza ha dato , tuttavia , all ’ edizione numero 17 , un nuovo volto e una rinnovata energia riguardo alla riflessione sulle arti e il loro ruolo nel nostro tempo . I fruitori d ’ arte e gli addetti ai lavori hanno partecipato in piattaforma agli eventi durante tutto il 2020 , e gli organizzatori della Biennale si sono adoperati per “ sollecitare desiderio di architettura ”. Il curatore di questa edizione , Hashim Sarkis , ci aveva lasciato il 16 luglio 2019 in conferenza stampa , pre-pandemia , con parole che non davano spazio a diverse interpretazioni , “ abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale ”, sottolineando l ’ urgenza di una nuova identità dell ’ abitare . Siamo giunti in diretta streaming , il 12 aprile 2021 , a chiederci , assieme allo stesso Hashim Sarkis , se potremo mai vivere di nuovo insieme , e quale tipo di accordo abbiamo stretto nel tempo , non solo con lo spazio in senso lato , ma soprattutto con noi stessi e con il pianeta a cui apparteniamo . Abbiamo imparato ad abitare gli spazi virtuali della solitudine e della disperazione e sperato di poter tornare ad essere liberi . In questo flusso di pensieri e sentimenti ci siamo sentiti protagonisti di grandi distanze , stretti tuttavia dall ’ anelito ad un ritorno ideale alla “ normalità ”, di cui ci troviamo a ricostruirne il senso . Affiora dalle parole del curatore della rassegna veneziana , l ’ idea di un ’ identità planetaria che riporta alla luce un ricordo antico : il Genius Loci , lo Spirito del Luogo , che gli antichi riconobbero come quell ’ opposto con cui l ’ uomo deve scendere a patti per riconquistarsi la possibilità di abitare . Lo spazio in cui viviamo rappresenta un investimento a lungo termine nei confronti della comunità , in senso planetario , ed oltre alle abitazioni avvertiamo , oggi più che mai , il bisogno di una riscoperta dell ’ ordine naturale . Le civiltà antiche sono nate e cresciute all ’ aperto e le nostre città , soprattutto quelle mediterranee , ne sono ancora un tangibile esempio . Aggiunge ancora Sarkis : “ In un contesto caratterizzato dall ’ intensificarsi della crisi climatica , da massicci spostamenti di popolazione , da instabilità politiche in tutto il mondo e dalle crescenti disuguaglianze razziali , sociali ed economiche , chiediamo agli architetti di immaginare gli spazi nei quali potremo vivere generosamente insieme ”. Ogni spazio è tuttavia spazio politico , vissuto attualmente e più che mai , sotto l ’ influenza di diverse culture . Il carattere dominante delle nostre città è la diversità . Questo tema riguarda anche “ le altre specie ” di cui fa menzione Hashim Sarkis , estendendo il campo di indagine alla convivenza con tutti gli esseri viventi , per costruire “ nuove geografie associative ”. Si tratta quindi di porsi delle domande che contengano le risposte che verranno . Ed è ciò che propone Sarkis , in questa edizione di “ ripartenza ”. Come trarre significato e beneficiare di questa pandemia ? La risposta di Sarkis è rivolta a un grande personaggio nel mondo dell ’ architettura e grande esempio di resilienza attraverso il quale il curatore ci propone la sua lettura , artistica ed umana di questo momento drammatico . È Lina Bo Bardi , a cui va il Leone