19. MOSTRA INTERNAZIONALE DI VENEZIA
Arsenale, Deserta Ecofolié: A Prototype For Minimum Dwelling In The Atacama + Desert And Beyond, Pedro Ignacio Alonso, Pamela Prado
monito a prenderci cura del nostro pianeta. Al termine del percorso espositivo, troviamo GATEWAY TO VENICE’ S WATERWAYS un’ installazione che si affaccia sull’ Arsenale come soglia simbolica e fisica tra architettura, mobilità e paesaggio lagunare. Progettata dalla Norman Foster Foundation con Porsche e altri partner internazionali, l’ opera si presenta come una piattaforma di dialogo con la città, esplorando nuove forme di accesso sostenibile ai canali veneziani e suggerendo una riconnessione armonica tra innovazione tecnologica e identità urbana. Con il Padiglione Centrale in fase di ristrutturazione per tutto il 2025, Venezia non ospiterà solo la Biennale Architettura, ma diventerà un laboratorio vivente. La città stessa – una delle più esposte e vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici – diventa sfondo per un nuovo tipo di Mostra, in cui installazioni, prototipi ed esperimenti sono sparsi tra i Giardini, l’ Arsenale e altri quartieri. Uno di questi lavori, ideato da Diller Scofidio + Renfro, Aaron Betsky, Natural Systems Utilities, SODAI e lo chef Davide Oldani, rende le acque di Venezia un simbolo di trasformazione: depurando i canali per creare il miglior caffè espresso d’ Italia, dimostrano che le sfide ambientali possono essere integrate nel tessuto della vita quotidiana. In un altro progetto, Diane von Fürstenberg esplora come Venezia possa trasformare la sua femminilità in resilienza. Nel frattempo, ci rapportiamo con l’ eredità di Architecture without Architects di Bernard Rudofsky, un manifesto per la progettazione vernacolare e indigena.
Le sue idee devono essere reimmaginate nel contesto dell’ adattamento climatico. In progetti come il Manameh Pavillon( progettato da Rashid e Ahmed Bin Shabib, Alia Al Mur, Yusaku Imamura, Jonathan Shannon e Vladimir Yavachev con tecniche di raffreddamento tradizionali della regione del Golfo) e Terra Preta( una collaborazione tra Cacique Nixiwaka Yawanawa, André Corrêa do Lago, Marcelo Rosenbaum, Fernando Serapião e Guilherme Wisnik per rispondere alle esigenze abitative dell’ Amazzonia), le conoscenze indigene si fondono con la ricerca scientifica per creare soluzioni edilizie sostenibili e di alto valore culturale. In questa Biennale, alimentata dai progetti dei grandi maestri dell’ architettura e del pensiero per un futuro possibile, dove la riflessione sui temi cruciali del nostro tempo è al centro, il Leone d’ Oro alla carriera non poteva che andare a una delle voci più influenti del pensiero contemporaneo: la filosofa e attivista Donna Haraway. A lei si affianca il Leone d’ Oro Speciale alla Memoria conferito all’ architetto e designer Italo Rota, recentemente scomparso, celebrato per il suo contributo visionario La Biennale Architettura 2025 vuole essere più di una Mostra: è un esperimento di unione di voci e forme di intelligenza diverse. Alcune risuoneranno più forti, mentre altre potrebbero scontrarsi e produrre toni discordanti. Tuttavia, ci auguriamo che questo sforzo corale offra nuovi spunti di riflessione su una delle sfide più importanti del nostro tempo: l’ adattamento a un mondo in continua trasformazione.
Barbara Vistarini