C ome promesso ai nostri lettori, torniamo a parlare della Biennale di Architettura di Venezia, riprendendo il filo di un discorso iniziato a marzo con la nostra anteprima sul ruolo cruciale dell’ architettura nella risposta alla crisi climatica. Per decenni, progettare ha significato mitigare: ridurre l’ impatto ambientale delle nostre costruzioni. Ma oggi non basta più. È tempo che l’ architettura compia un passo ulteriore, abbracciando l’ adattamento: un nuovo modo di concepire gli spazi, pensato per un mondo già profondamente trasformato. In questo scenario di continui cambiamenti, l’ architettura deve saper attingere a ogni forma di intelligenza: naturale, artificiale, collettiva da cui il titolo della mostra. L’ età dell’ adattamento chiede un approccio trasversale, che dialoghi con più generazioni e più discipline, dalle scienze alle arti, in una visione ampia e integrata del futuro. Numerose sono le voci di architetti, professionisti e creativi provenienti da tutto il mondo che, quest’ anno, portano il proprio contributo alla Biennale. Non si tratta più di immaginare un futuro possibile, ma di rispondere a urgenze reali e immediate, offrendo soluzioni concrete e visioni consapevoli. La Biennale di quest’ anno si distingue per un approccio inclusivo, riunendo generazioni e profili diversi: dai grandi maestri dell’ architettura ai giovani emergenti, dai vincitori del Pritzker ed ex curatori della Biennale a neolaureati e ricercatori. Un dialogo aperto tra esperienze, culture e visioni.
Nella pagina accanto:: A Robot’ s Dream Gramazio Kohler Research, Eth Zurich + Mesh, Studio Armin Linke.
Sopra: † Stonecrust: The Microbeplanetary Infrastructure Of Lithoecosystems + Andrés Jaque / Office For Political Innovation, Gokce Ustunisik. A sinistra: Terms And Conditions, Transsolar, Bilge Kobas, Daniel A. Barber, Sonia Seneviratne.
Il lavoro di centinaia di partecipanti non può qui essere esaminato nella sua totalità, ma ecco una carrellata sintetica. Le Corderie si aprono con un dato crudo: mentre le temperature globali aumentano, la popolazione mondiale inizierà a diminuire. È questa la realtà che gli architetti devono affrontare nell’ età dell’ adattamento. L’ opera Terms and Conditions di Transsolar, Bilge Kobas, Daniel A. Barber e Sonia Seneviratne affronta in modo multisensoriale le conseguenze climatiche dell’ architettura, creando un ambiente opprimente di calore e buio che rende tangibili gli effetti del cambiamento climatico e delle disuguaglianze ambientali. Inserita in una mostra modulare e interconnessa, l’ installazione diventa un nodo critico che invita a ripensare i modelli di sviluppo urbano, mostrando come le scelte architettoniche influenzino profondamente l’ ambiente e la società. All’ inizio del percorso espositivo dell’ Arsenale, il discorso sull’ intelligenza naturale attraversa anche l’ opera STONECRUST: The Microbeplanetary Infrastructure of Lithoecosystems di Andrés Jaque e Gokce Ustunisik. L’ installazione esplora come i microbi, invisibili eppure fondamentali, collaborino con le rocce nella costruzione di ecosistemi complessi, suggerendo un’ architettura interspecie che coinvolge materia vivente e non vivente nella trasformazione del pianeta. Nella sezione Natural Intelligence la mostra prosegue