Cultura Oltre - 2^ numero - Febbraio 2018 rivista-cultura-oltre FEBBRAIO 2018 | Page 6

“CINEMA TRA FILOSOFIA E POLITICA” DI APOSTOLOS APOSTOLOU Qual è la differenza tra cinema e filosofia? La filosofia è il flusso dei concetti mentre il cinema è il flusso delle immagini. Secondo Deleuze la fruizione del cinema produce nella nostra mente un meccanismo che ha aspetti di automaticità e di intellettualità. [1] E quindi è una pratica in cui lo spettatore è coinvolto in un meccanismo che stimola e crea la possibilità di sviluppare pensiero e di elaborare concetti. Secondo Deleuze il movimento automatico del cinema, e quindi la visione d’immagini-movimento che procedono automaticamente e che non s’interrompono sino alla fine del film, determinano nello spettatore processi mentali e vibrazioni intellettive di tipo assolutamente nuovo. In questo senso, Deleuze dice che il cinema produce vibrazioni che investono la corteccia cerebrale e toccano direttamente il sistema nervoso. Questo processo spinge lo spettatore a pensare, quasi lo costringe a farlo, con una sorta di choc intellettuale, un noo-choc. Secondo Deleuze, cioè, il cinema ha la possibilità di scatenare un’attività intellettuale che inizialmente è automatica e poi, naturalmente, si sviluppa a seconda delle capacità intellettuali dello spettatore. Quindi il cinema attiva un automatismo concettuale, una capacità di pensare. (Paolo Bertetto, I concetti e le intensità. Deleuze e il cinema). Oggi il cinema ha perso l’illusione, e l’allusione. Passa da una sequenza all’altra in un modo ipertecnico, iperefficace, ipervisibile. Non ci sono silenzi, non c’è ellissi. Per esempio per il cinema di F. Fellini un’immagine è precisamente un’astrazione. Nei film di Fellini esisteva la fantasia come l’estasi dell’oggetto reale nella sua forma immanente, mentre oggi nel cinema esiste la dis- immaginazione dell’immagine come prodotto della realtà virtuale. [2] Esiste la virtualità del cinema che mira solo alla prostituzione alla distruzione della realtà attraverso il suo doppio. Per esempio possiamo vedere il film di Fellini “Prova d’orchestra” (1979). Una metafora dell’impenetrabile nudità delle norme, e della perdita dei valori sociali. Il senario del film. «Il film inizia con il vecchio copista che racconta la storia delle tre tombe dei papi e dei sette vescovi che si trovano all’interno di un oratorio duecentesco, trasformato in auditorium nel Settecento. La stanza vuota, riempita solo dalla voce del copista, inizia a popolarsi di leggii, spartiti, quadri che raffigurano musicisti del passato fra i quali Wolfgang Amadeus Mozart. “Oggi il pubblico non è più così”, afferma il vecchio copista (dopo aver annunciato il ritiro per sopraggiunti limiti d’età) mentre sistema i fogli per l’arrivo dell’orchestra. Ed ecco che 6