Cultura Oltre - 2^ numero - Febbraio 2018 rivista-cultura-oltre FEBBRAIO 2018 | Page 35
risorse, umane e non, è impossibile seguire tutti, finendo per curare la parte che è più
in difficoltà e lasciando che gli altri …seguano.
L’inclusione è una strada da percorrere a 360 gradi, sia verso l’anello debole,
permettendogli di colmare, ridurre lacune sostituendo strumenti di apprendimento non
adeguati con altri più utili e proficui; ma anche verso l’alto, verso l’eccellenza che deve
essere tutelata e incoraggiata a prefiggersi obiettivi più ampi nell’interesse di tutti. Per
fare questo c’è bisogno di persone, docenti e non che siano in grado di supportare,
sostenere e guidare l’azione educativa in modo individuale e puntuale. Anche in
piccole difficoltà di apprendimento che poi sono quelle più recuperabili, sia per tempi
brevi che per specifiche meno complesse.
Oggi a scuola si sta producendo il vero prototipo dell’individuo che è flessibile ai
bisogni di un mercato utilitaristico e poco aperto alle esigenze reali di una società in
balia del dio danaro che scaturisce dal rapporto produttore – consumatore…prosumers.
Complice di tutto questo le …competenze.
Bene facciamo un passo indietro. Fino all’avvento di questa sciagurata epoca, alla base
di una qualunque forma di educazione vi era la Pedagogia, frutto di un pensiero
filosofico che permeava il tempo e l’evoluzione dell’uomo. In questa storia umana ogni
decennio si progrediva e si rendeva la generazione successiva migliore e con una
qualità di vita superiore a quella precedente. Oggi quest’ultimo punto non è proprio
contemplato, ma la cosa più allarmante è che il frutto della pseudo pedagogia alla base
dell’educazione è una teoria economica.
Sono stati decurtati programmi, ridotti i carichi di lavoro e non preteso il massimo
perché il massimo è pericoloso. Si persegue il successo formativo come se fosse una
gara di calcio o l’obiettivo manageriale di una azienda.
Conta il successo in ogni dove.
Ma forse si ha anche diritto di non averlo il successo, forse si ha diritto di essere tutelati
e accolti nelle proprie particolari caratteristiche, traendo da esse i punti di forza per
arricchire la vita…di tutti, perché ogni persona è importante.
Non si parla più di cittadino, critico pensante, si parla di lavoratore. Prima di essere
lavoratori siamo esseri umani che hanno diritto di esercitare diritti e seguire doveri con
l’appannaggio della capacità critica. Solo così siamo veramente lavoratori perché allora
è possibile avere un lavoro in cui al centro ci sia l’uomo e non il lavoro fine a sé stesso.
Ci hanno affamato di lavoro perché in questo modo si è potuto manipolare e far passare
ogni nefanda riforma, esercizi di stile di tutti i governi, tralasciando due cose:
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