Cultura Oltre - 2^ numero - Febbraio 2018 rivista-cultura-oltre FEBBRAIO 2018 | Page 13
Il cinema passava da una sequenza all’altra con l’illusione. Che cosa succede oggi?
Jean Baudrillard descrive il nuovo cinema dicendo. «Basta vedere certi film come
Basic Instinct, Sailor and Lula, Barton Fink ecc, che non lasciano più posto a una
qualsivoglia critica perché si autodistruggono, in un certo senso, dall’interno.
Citazionisti, prolissi, high-tech, essi portano in sé il cancro del cinema, l’escrescenza
interna, cancerosa, della loro stessa tecnica, della loro stessa scenografia, della loro
stessa cultura cinematografica. Si ha l’impressione che il regista abbia avuto paura del
suo film, non sia stato in grado di sopportarlo (vuoi per eccesso di ambizione, vuoi per
mancanza di immaginazione). Niente spiegherebbe altrimenti l’orgia di mezzi e di
sforzi impiegati a squalificare il proprio film con un eccesso di virtuosismo, di effetti
speciali, di cliché megalomani-come se si trattasse di tormentare, far soffrire le
immagini stesse, esaurendone gli effetti, fino a fare della scheggiatura (che forse, nelle
intenzioni di regista, doveva essere, almeno si spera, una parodia sarcastica) una
pornografia di immagini, Tutto sembra programmato per disilludere lo spettatore, al
quale non resta che riconoscere una cosa, e cioè che quell’ eccesso il cinema mette
purtroppo fine e ogni illusione cinematografica….» [4]
L’illusione del cinema non c’è secondo Jean Baudrillard. Esiste solo una tecnicità degli
effetti speciali. Non esiste più né l’allusione né l’illusione. Non ci sono ellissi e non ci
sono silenzi. Viviamo il vuoto delle immagini e insieme viviamo lo specchio
iperbolico.
Vassily Kandinskij, Giallo, rosso, blu, olio su tela, 1925, Musée national d’art
moderne, Parigi
Tutti abbiamo visto il cinema classico con immagini ritmica e armonia, queste
immagini non possiamo vedere più. Come non possiamo vedere film politici come
Stachka, e Potemkin, Sergei Eisenstein, Man with a movie camera, Pziga Vertov,
Strange Victory Leo Hurwitz, Ordinary Fascism, Mikhail Romm, Teorema, Pier Paolo
Pasolini, La società du spectale Guy Debord, Z, di Costas Gavras, ecc. Oggi fine della
politica, fine fine della rappresentazione, dunque, siamo in un stadio che parliamo di
fine dell’estetica, e di fine dell’immagine. É l’ironia come forma universale e
spirituale del disincanto del mondo.
Apostolos Apostolou
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