Cultura Oltre - 1^ numero - Gennaio 2018 rivista-cultura-oltre GENNAIO 2018 | Page 18

sanno essere le donne del Sud degli anni ‘ 60 , all ’ indomani della guerra e delle privazioni , ai margini di un illusorio “ boom economico ” che ha contribuito a rendere ancora più netta la distinzione tra Nord e Sud di un ’ Italia che tentava di riprendere in mano la propria autonomia , nello sforzo di risvegliarsi dalle devastazioni del secondo dopoguerra , con il risultato di un decollo economico e sociale che avveniva prevalentemente nelle zone settentrionali del paese , mentre il Meridione annaspava ancora nel pantano archetipico di arretratezza e povertà . Tutto questo spinse tante famiglie del Mezzogiorno ad avventurarsi tra le foschie della Valpadana e a rischiare a volte anche la propria dignità pur di garantire un tenore di vita più stabile ai propri cari . Ancora oggi mi sconvolge la parola “ terrone ” proprio perché è sinonimo di un retaggio oltremodo avvilente per chi si sente ingiustamente etichettato in virtù di pregiudizi meschini e decisamente gretti . Ho vissuto finora con la consapevolezza che certi preconcetti non si potranno mai estirpare e , ad un certo punto , ho abbandonato le mie giovanili rivendicazioni con il risultato di ammorbidire l ’ amarezza e attutirla rivolgendola verso un crepuscolare ripiegamento interiore che ridimensiona l ’ esperienza provata nel momento in cui la si è vissuta . La mamma , sullo sfondo di un paesino della provincia milanese , diventa una sorta di icona e mi induce ad una purificazione dei miei tormentati anni trascorsi a cercare giuste forme di convivenza , rappacificandomi con antichi sensi di colpa per non aver compreso l ’ importanza di ciò che i miei genitori stavano costruendo per garantirci un futuro migliore . Dapprima , io ancora bambina , non ho compreso il motivo di quella partenza , ma pian piano ho pensato che lì fosse il mio vero posto , lì dove c ’ era la vita di tutti i giorni , i giochi con i compagni , le corse nei prati che in primavera si coloravano come per magia ed erano campo di mille avventure per tramutarsi in candide distese innevate negli inverni freddi allietati dalle vacanze natalizie e dalle visite dello zio di Roma che ci inondava di regali . Ho ancora negli occhi fantastici pupazzi di neve , simili a quelli che si vedono nei cartoni animati , e le ansiose ronde per vedere se il pupazzo si sarebbe sciolto o infangato . Quanta esultanza ! Quanta spensieratezza ! È proprio vero che il passato rivive quando le emozioni vissute sono state così intense da essere impresse nell ’ anima ! Se chiudo gli occhi rivedo quella bambina col grembiule nero e un grande fiocco blu , lesto a disfarsi ad ogni mossa , una cartella di cartone sulle spalle con dentro due quaderni piccoli e un libro dall ’ odore caratteristico che ancora oggi non saprei definire , ma che è vivo in me . Come sono diversi , oggi , i miei giorni ! Come sono cambiata e quanto ho vissuto all ’ ombra di stagioni che sono scivolate senza una ragione consumando la mia vita ! Non riesco a tenere a bada questa matassa di ricordi che si dipana intrufolandosi nei recessi remoti della memoria , annodandosi su attimi o forse secoli di esistenza . Il tempo è così facilmente ingannevole da confondere l ’ intensità con la durata fino a suggellare un ’ eternità istantanea che si sgretola irrimediabilmente nel vano tentativo di raccogliere i cocci che si disperdono .
Maria Rosaria Teni
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