Critica Massonica N. 0 - gen. 2017 | Page 22

caratterizzato le corporazioni romane e medievali. In altri termini, secondo questa tesi il collegamento con il mondo del sacro e con il senso di spiritualità verrebbe a mancare e la massoneria sarebbe un riflesso della desacralizzazione e secolarizzazione della società, come a dire che le logge sono a pieno titolo espressione della cultura dominante desacralizzata e dei cambiamenti secolarizzati che si svolgono nella società.
Dal punto di vista formale questa idea ha una qualche sua suggestione e attendibilità. C’ è da considerare che le logge seicentesche seppure secretate e ben separate dalla società civile erano comunque costituite da uomini ben inseriti nella realtà socioculturale dell’ epoca e che di questo processo di secolarizzazione non erano immuni. La questione però non viene posta dai cultori dell’ idea della secolarizzazione massonica in questi termini, essi ne fanno un processo durato diversi secoli, processo che però gli storici ancora non hanno risolto per le problematiche sopra accennate e la loro idea è che ci sia un processo causalistico-lineare nella storia delle società occidentali. L’ idea probabilmente viene da una acritica assunzione della filosofia illuministica e anche di tradizione precedente specialmente della chiesa cristiana che poneva effettivamente la storia umana come processo progressivo lineare-causalistico, una visione storicistica che Herder e molti altri contestarono.
Un’ analisi più attenta e meno pregiudiziale mostra che gli uomini che costituirono le prime logge alla fine del 17 ° e inizio 18 ° secolo erano uomini che perseguivano piuttosto gli ideali di una cultura“ laicizzata” che si stava sviluppando nel loro tempo e che vollero costituire una nuova realtà più moderna con regole assolutamente innovative i cui richiami a dei fenomeni culturali e a una realtà sociale di altri tempi( corporazioni medioevali) avevano solo valore ideale e allegorico. Vediamo allora che cosa erano nella realtà storica le tre istituzioni preposte alla costruzione di edifici civili e religiosi.
Collegia romani
In una certa pubblicistica massonica si addebitano alle prime forme romane di cooperazione del lavoro manifestazioni di esoterismo e di ritualismo iniziatico che proseguirebbero nella storia nelle corporazioni e gilde medioevali, pure queste permeate di esoterismo e con pratiche iniziatiche, fino alla massoneria moderna, decretando una sorta di continuità spiritualistico-misterologica. Come detto le associazioni di mestiere romane non erano chiamate corporazioni ma Collegia o anche corpora opificum quando ricevevano un riconoscimento giuridico 11. Ogni organizzazione comunitaria era un Collegium e infatti pure quelle religiose dei pontefici, degli àuguri, dei feziali, dei luperci, degli arvali, dei salî, delle vestali erano Collegia 12.
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Corpora deriva dalla denominazione giuridica di corpus habere, nel senso di associazione giuridicamente e legalmente riconosciuta dallo Stato. Per cui le persone si definivano corporati, legati da un contratto e relative obbligazioni, da cui la parola corporazione. Le attività lavorative fuori dalle corporazioni erano giuridicamente definite illicita e pertanto certe associazioni non legitima erano talora soppresse.
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I pontifices, cinque in origine, erano i conoscitori delle cose sacre con l’ autorità di consigliare in materia di religione. In seguito la stretta relazione tra cose religiose e civili diede al Pontifex un potere quasi assoluto in materia giurisprudenziale, potere superiore agli altri Collegia sacerdotali. Di questo Collegium facevano parte solo i patrizi, ma dopo il 300 a. C. anche i plebei poterono diventare pontifex, per cui il numero passò a nove membri. Per lungo tempo i membri erano cooptati, solo nel 104 a. C. la legge Domizia decretò la nomina per elezione 16