Critica Massonica N. 0 - gen. 2017 | 页面 20

il carattere di religiosità e di fratellanza di mestiere più marcato di quello economico 8 apparteneva piuttosto alle corporazioni greche d’ era classica 9.
In posizione più mediata Max Weber colloca i processi di secolarizzazione del mondo occidentale dentro un’ ineluttabile totalizzante « razionalizzazione », un « destino dell’ Occidente » predestinato e di antiche radici, in un ampio percorso storico-religioso di « disincantamento del mondo » che respinge « tutti i metodi magico-sacrali di ricerca della salvezza » 10. La“ razionalizzazione” werberiana potrebbe corrispondere al processo di organizzazione logico-razionale della società istituzionale e i“ metodi magico-sacrali” alla sacralità totalizzante delle società primitive, mentre il“ disincantamento” è appunto l’ abbandono del senso del sacro verso il senso religioso istituzionalizzato o, volendo, la perdita dell’ incanto aristotelico davanti al cosmo con la ricerca delle leggi che lo regolamentano. Più concretamente il ragionamento di Weber è da intendere in un processo di laicizzazione piuttosto che di secolarizzazione. Ha dunque un certo rilievo la distinzione tra“ secolarizzazione” e“ laicizzazione”; il primo termine come già detto è relativo a quei processi socioculturali nei quali la perdita del senso del sacro non implica necessariamente l’ eliminazione delle forme religiose che rimangono collegate a quelle più specificatamente sociali sincreticamente assegnando al superiore potere civile una volontà divina, mentre il secondo termine definisce il distacco del senso del sacro e delle forme religiose da quelle istituzionali della società, quando cioè le istituzioni sociali rimuovono dai propri caratteri costituenti qualunque riferimento o aspetto religioso o magico-sacrale. Più precisamente, la società laicizza le istituzioni e, mutando significato alla parola sacro, assegna alle istituzioni un valore sacrale privo di ogni senso e significato metafisico, una sacralità di solo significato civile.
In riferimento all’ associazionismo di mestiere se proprio si vuole parlare di secolarizzazione ciò ha un qualche senso per le gilde di commercianti e prima per le realtà associative nelle società nordiche con antiche usanze anche precristiane, associazionismi di fratellanza che avevano caratteri più marcatamente spiritualisti e religiosi. Riguardo alle corporazioni di mestiere invece le formulazioni ritualistiche, comuni a ogni manifestazione pubblica sia in epoca romana che medievale, non assumevano un carattere tale da individuarle come associazioni religiose o parareligiose e quindi è difficile parlare di secolarizzazione essendo le corporazioni dal loro sorgere di sostanziale natura secolare e senza funzioni spiritualiste.
Concretamente, le corporazioni di mestiere fin dai tempi dei greci e latini non avevano abbandonato il senso religioso ma avevano perso il senso sacrale del proprio operare; la sacralità si era ridotta a forme cerimoniali, non era quindi il sacro che le
dispregiativo di chrematistai. Questo atteggiamento culturale fu teorizzato da Aristotele [ Pol. III, 3, 4 e VI, 4, 5 ] negando agli artigiani il rango di cittadini, come Sparta che negava ai cittadini ogni attività manuale riservandola agli schiavi, a differenza dell’ Atene di Pericle dove gli artigiani ricchi potevano assurgere a importanti cariche pubbliche. Nell’ Egitto tolemaico le attività artigianali erano sotto stretto controllo statale. In epoca romana gli artigiani chiamati dalle diverse fonti mercenarii, opifices, operarii, artificies si riunivano nei citati Collegia controllati dallo stato, specialmente sotto Diocleziano. Maggiore potere ed autonomia dallo Stato si ebbero sotto Giustiniano.
8
Cfr. Luciana Aigner Foresti Antichità classica, Jaca Book, 1993, pp. 196-197.
9
Esiste una documentazione posteriore al I secolo a. C. sull’ esistenza di corporazioni greche di attori a Napoli, Siracusa e Reggio. Cfr. Nicola Savarese Teatri romani: Gli spettacoli nell’ antica Roma, Cue Press, 2015, p. 71.
10
Si veda Weber L’ etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni 1982 e Economia e società, Comunità, 1980.
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