Corriere del Pane n. 1/2022 | Page 8

L’audio dell’intervista che trovate in queste pagine non è eccellente, ma lo sono le risposte di Ferrari che chiariscono bene il quadro che ha contribuito al costante aumento dei prezzi del grano, al netto della guerra in Ucraina che – come vedete dal box di Italmopa – influenza di pochissimo le nostre importazioni di grano. Quello che emerge dall’intervista è uno scenario ben diverso, ma abbastanza apocalittico. Si combatte un’altra battaglia, quella climatica, che nel 2021 ha messo in ginocchio quasi tutti i grandi granai mondiali. Si parla infatti di una tempesta perfetta che ha causato una carestia fortissima sia nel Nord sia nel Sud America, per non parlare dell’Australia e di altri grandi Paesi produttori. Caldo desertico e gelo intenso hanno infatti decimato i raccolti, con prezzi di grano alle stelle già ben prima della pandemia. Anzi, durante la pandemia, a causa della chiusura di molti esercizi per via del lockdown, paradossalmente si era venuta a creare una situazione di “abbondanza di farine” e il fatto che i supermercati fossero privi di sacchetti di farina da chilo era dovuta principalmente all’impreparazione di alcuni molini, che infatti sono subito corsi ai ripari. Tornando alla situazione climatica, questa

ha influito maggiormente sui produttori di grano duro, il

cui prezzo è aumentato nell’ultimo anno anche del 100%, ma ha inciso anche sui prezzi di quello tenero.

PRIMO PIANO

SOMMARIO

Emilio Ferrari

I mugnai sono dunque impotenti? In un contesto normale no, ma in momenti particolari anche loro hanno poco potere nell’influenzare

le fluttuazioni del mercato, soprattutto in Italia, dove la domanda di cereali, in particolare di frumento duro

e tenero, è elevatissima, in rapporto alla produzione nazionale.  Per darci un quadro della situazione abbiamo quindi intervistato Emilio Ferrai, Presidente di Italmopa, Associazione Industriali Mugnai d’Italia.

ITALMOPA:

LA VOCE DEI MUGNAI

Aumento dei prezZI: il caso della farina