con fiducia al comparto del pane e derivati, dolci e salati. Come? Vi chiederete. Analizzando i dati raccolti emerge che il pane e i derivati stanno riassorbendo l’interesse del consumatore. Sia che se lo faccia in casa (comprando lievito e farina); che lo acquisti nel panificio all’angolo; oppure se lo faccia consegnare con il delivery direttamente al domicilio, sta di fatto che, dopo anni di “no, il pane fa ingrassare” piuttosto che “no, sono intollerante non mangio pane”, il pane sta diventando non tanto una necessità, ma una vera e propria coccola, quasi un must da regalare quando si va a cena a casa di amici. Quindi, anche se si rende necessario aumentare il prezzo del pane al chilo, chi sta dall’altra parte del banco lo capirà. Lo capirà perché siamo in un periodo di aumenti generali (vedi dai grafici di queste pagine), ma lo capirà anche perché il panificatore stesso, attraverso le commesse addette alla vendita o anche lui personalmente (presentarsi in negozio non fa mai male all’immagine della propria attività) glielo saprà spiegare con le parole giuste. Saprà parlargli di qualità, di artigianalità, saprà infondergli fiducia. Senza dimenticare che, nel complesso, l’aumento di pochi centesimi al chilo non inciderà più di tanto sull’acquisto quotidiano di un panino. Se il consumatore è disposto a spendere 1,20 per un caffè al bar, perché non dovrebbe poterlo fare per il pane che gli piace e lo fa stare bene?
In aumento anche i costi di produzione e degli imballaggi
Sul costo finale della materia prima pesano anche gli imballaggi.
Plastica: +72%
Vetro: +40%
Carta: +31%
Fonte: Coldiretti