Corriere del Pane n. 1/2022 | Page 21

Areté, azienda italiana specializzata nella valutazione di politiche per il settore agroalimentare, ha pubblicato uno studio richiesto dalla Commissione UE sulle strategie messe in atto nella filiera bieticolo-saccarifera europea per rispondere agli shock causati dalla riforma PAC del 2006.  

Da allora, la filiera italiana ha conosciuto un drastico ridimensionamento, passando da 17 a 4 zuccherifici in attività tra il 2006 e il 2009, fino a ridursi ai soli due impianti oggi attivi.

Nell’intera UE (ex UE-28) il numero degli impianti è sceso da 189 a 102. Importante anche la diminuzione degli occupati negli zuccherifici italiani (da 5.000 unità circa a meno di 1.000) e della produzione, che in Italia è passata da oltre 1,5 milioni ton. prima della riforma a meno di 200.000 degli ultimi anni, rendendo così il Paese strutturalmente dipendente dalle importazioni

proprio negli anni in cui si torna a parlare di strategie di accorciamento e “rimpatrio” delle filiere.

La fine del regime delle quote ha contribuito

a determinare, nella prima campagna di piena attuazione (2017/18), una produzione eccezionalmente elevata di zucchero nell’Unione,

che unita anche alla concomitante situazione di surplus produttivo a livello globale si è tradotta

in una prolungata depressione del prezzo sul mercato UE. A partire da gennaio 2018, il prezzo medio si è mantenuto costantemente sotto quello di riferimento (404,40 €/ton), toccando un minimo di 312 € a gennaio 2019, per riportarsi sopra i 400€/ton solo nel luglio 2021. A queste condizioni, senza il sostegno accoppiato alla bietola (passato da 433 a 741 €/ha nelle ultime tre campagne) in alcune annate e alcune aree produttive i margini lordi per ettaro sarebbero stati negativi. 

Zucchero: l’autosufficienza dell’Italia lo rende meno amaro

Italia Zuccheri fa parte di Coprob, una cooperativa di proprietà di 5000 aziende agricole italiane che coltivano circa 30mila ettari di terreno a barbabietola, soprattutto tra Veneto ed Emilia-Romagna. Le barbabietole sono poi trasportate nei due zuccherifici nelle province

di Padova e Bologna, sempre di proprietà della stessa cooperativa, con un trasporto medio di circa 50-60 km e lì vengono estratte le circa 230-250mila tonnellate di zucchero 100% italiano da filiera certificata.

«Il primo rincaro è legato al fatto che dobbiamo pagare un prezzo più alto per l’acquisto della barbabietola, altrimenti gli agricoltori seminano altre colture (grano tenero, grano duro, frumento, soia, ecc.). Altra fetta importante dell’aumento dei costi è legata all’energia, con impatti sull’acquisto di metano ed energia elettrica in primis, e poi su imballi e trasporti. L’aumento dei costi è ancora in divenire e, in alcuni casi, si traduce in una indisponibilità di reperimento del prodotto in acquisto. In generale, si va da un +20% con picchi del 40-50% su alcune referenze a seconda della specifica supply-chain. La situazione è molto complessa e al momento non si hanno segnali ribassisti».

AZIENDE

Lo zucchero: rincari attenuati da autosufficienza italiana

PRIMO PIANO

SOMMARIO

Alessandro Benincà,

direttore generale Italia Zuccheri