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La pagina di Mons. Di Donna
Di Don Carmine Catalano
Con questo nuovo spazio vogliamo dare voce ai ricordi di coloro che hanno incontrato il grande Vescovo Mons. Di Donna. Non è un’operazione nostalgica dei tempi che furono. “Si stava bene una volta”. È un modo attraverso cui risvegliare la memoria storica dei singoli e di tutta la comunità andriesi e ricordare a tutti che ancora oggi Mons. Di Donna può diventare un punto di riferimento per la nostra Fede, Speranza e Carità. Virtù queste vissute in maniera eccellente. Faccio appello a tutti coloro che hanno ricordi, di contattarmi per condividerli in questa rubrica.
D. Carmine Catalano
Vicepostulatore
Da Andria a Miarinarivo.
Sulle orme del vescovo missionario trinitario (I)
Nel 1940, anno dell’ingresso di Mons. Giuseppe Di Donna nella diocesi di Andria, avevo 3 anni. Tre giorni dopo la mia nascita venne a mancare mia mamma. Mia nonna, una donna di fede forte, ne prese il posto e mi affidò alle suore trinitarie; chi di loro potevano aiutarmi a crescere, coccolarmi e non far sentire la mancanza della mamma? A 7 anni ricevetti dal Vescovo la Prima Comunione e la Cresima presso la parrocchia “San Nicola”. Durante gli anni in cui frequentavo al scuola elementare, la superiora e un’altra suora andavano quasi tutti i giorni al palazzo vescovile e mi portavano sempre insieme. Loro sistemavano le stanze, io invece pulivo il riso. Tant’è che un giorno chiesi, meravigliata, se veramente tutti i giorni il Vescovo mangiasse sempre riso, la suora che preparava il pranzo mi rispose di si. Ma vidi che molte volte lo stesso piatto di riso destinato al Vescovo, veniva dato a chi lo chiedeva.
Mentre svolgevano le faccende di casa, ho avuto la possibilità di notare che l’atrio del palazzo vescovile era sempre gremito di gente povera, che aspettava la carità del Vescovo Santo. Loro sapevano che il Venerabile non mandava indietro nessuno a mani vuote. Nel periodo della guerra e del dopoguerra, molta gente non aveva nulla da mangiare. Un altro ricordo vivo nella mia mente e nel mio cuore erano le feste che si facevano alla scuola materna. In particolare quella di San Giuseppe, (onomastico del Vescovo) era una grande festa. Il mio gruppo preparava delle piccole recite e canti. Fra Giuseppe era molto contento e ci abbracciava, ringraziava, benediceva, e dava una caramella a ciascuno.
Nel 1955 presi i voti e diventai Suora Trinitaria. Fu una gioia immensa. Stetti alcuni anni ad Andria nella scuola materna. Nel 1961 fui scelta per andare nel Madagascar. Mi dispiaceva allontanarmi ancora di più dalla nonna, ma avevo promesso a Gesù nel giorno della mia professione (primi voti) di dire: sempre “Si”. Con altre suore fummo destinate nella diocesi di Ambatodrazaka. Appena arrivata, mi informai sui posti dove era stato il missionario Padre Di Donna. E mi recai a Miarinarivo. Visitai la chiesa che Lui aveva fatto costruire e tutti mi parlavano bene di Lui. Addirittura un signore testimoniò la guarigione del figlio che era quasi morto. Un vecchietto del posto mi prese per mano e mi portò a vedere il motorino (ormai abbandonato) e mi disse: “era di padre Giuseppe. Lo usava lui per spostarsi da un posto all’altro soprattutto quando doveva amministrare i sacramenti agli ammalati. Quando attraversava i laghetti o ruscelli e cadeva con il motorino, subito lo soccorrevano. Il missionario riprendeva la sua corsa con gli occhialoni per proteggere gli occhi dalla terra rossa”. Così è la terra di missione del Madagascar.
Suor Eulalia Di Palma, Suora Trinitaria