Comunion Revista Comunion nº 03 - 2013 | Page 8

Messaggio del Ministro Generale in occasione della festa del Riformatore - Giubileo Trinitario 2013

Cari fratelli,

Siamo ancora nei primi giorni del nostro anno giubilare e, presto, entreremo nel tempo santo di Quaresima. In effetti, lo scorso 17 dicembre, abbiamo ufficialmente inaugurato questo anno e da quel momento non possiamo non fare riferimento, nei nostri pensieri e riflessioni, ai nostri Padri San Giovanni de Matha e San Giovanni Battista della Concezione. Non deve passare giorno del presente giubileo, senza indirizzarci verso loro, in un amore filiale e una profonda gratitudine. È il tempo favorevole per esprimere una profonda riconoscenza per la nostra vocazione trinitaria. È il tempo di ringraziamento per l’eredità che i nostri padri ci hanno lasciato. È il tempo di una più grande presa di coscienza della presenza di Dio nelle nostre vite e nei nostri ministeri. È il tempo di un maggiore impegno nel riscatto degli schiavi e un’attenzione verso i più poveri. È il tempo di concretizzare la nostra fedeltà al carisma e alla missione ricevuta dai nostri padri. È il tempo di chiedere perdono e misericordia a Dio per le nostre mancanze e infedeltà. È il tempo di conversione e rinnovamento.

All’approssimarsi della festa del nostro Riformatore, sono pieno di stupore per lui e, allo stesso tempo, sento in me una chiamata pressante e urgente. In modo meraviglioso, la grazia di Dio ha conquistato San Giovanni Battista della Concezione; la potenza dello Spirito Santo lo ha purificato e lo ha spinto ad abbracciare la causa della Riforma dell’Ordine malgrado tutte le avversità che incontrerà sulla sua strada. Condivido lo stesso sentimento di urgenza poiché costato diversi parallelismi tra la situazione della sua epoca e la nostra.

Il Concilio di Trento invitava la Chiesa e gli Istituti Religiosi ad un rinnovamneto e un risveglio dello spirito evangelico. Abbiamo appena concluso il 50º anniversario dell’apertura del II Concilio Ecumenico Vaticano, che ha ribadito lo stesso appello. Ha esortato gli Istituti di Vita Consacrata a ritornare allo spirito originale e al carisma dei propri fondatori. In fine, difronte a queste chiamate, la risposta si differenzia soltanto sul punto pratico e sull’intensità. Uno dei segni concreti del rinnovamento della vita religiosa è la fedeltà a Cristo e al Vangelo, riflettendo contemporaneamente la fedeltà allo spirito originale e al carisma. Delle semplici modifiche esteriori, non sono garanzie di un rinnovamento spirituale, questo è prima di tutto interiore ed esige una più grande e profonda identificazione con Cristo. Scrivendo sulla configurazione a Cristo crocifisso, il nostro Riformatore osserva: “Questo significa che dobbiamo seguire le orme di Cristo che va umilmente verso la sua passione. Più che una imitazione esterna, si tratta di una partecipazione, una comunione e una inserzione vitale in Cristo, una propria kenosis. Il trinitario è plasmato sul modello del Redentore”. Numerosi bei documenti della Chiesa sono stati pubblicati, come il nostro Ordine ha prodotto ricche e pertinenti pubblicazioni che ci offrono lo spirito dei nostri padri, però la questione fondamentale rimane quella di personalizzare e di incarnare nelle nostre vite questi nobili ideali e principi. Questo richiede un ascolto più attento dello Spirito Santo e la nostra collaborazione attiva.

Alcuni ideali e valori evangelici, come lo spirito di preghiera e penitenza, la carità fraterna effettiva e redentrice, lo spirito di povertà e semplicità, lo spirito del silenzio e raccoglimento interiore, il senso del sacro, ecc, si sono smussati al tempo della Riforma e si verificano anche oggi. Le tendenze individualiste, le comodità e la ricerca della realizzazione personale al di là del carisma e della missione della comunità, logorano le fondamenta della vita religiosa, ovvero la sequela radicale di Cristo. Secondo il Riformatore, essere discepolo di Cristo, equivale a lasciarsi configurare dal Crocifisso. Comprendiamo quindi l’insistenza che porta sulla centralità della croce che è intrinsecamente legato alla rinuncia. I Trinitari, la cui missione è di incarnare l’amore redentore di Cristo in favore degli schiavi, dei poveri e dei bisognosi di ogni tipo, non possono dissociarsi dalla spiritualità della croce e dal sacrificio. Per seguire più vicino il Cristo, dobbiamo staccarci da tutto quello che impedisce la nostra unione a Dio e la nostra comunione con i sofferenti.

Giovanni Battista della Concezione considera le sue innumerevoli e indescrivibili sofferenze, come mezzi per compiere la sua missione di Riformatore. È profondamente cosciente che il bene scaturirà dalla sua configurazione a Cristo. Comprende che la Riforma dell’Ordine è per il bene comune e la salvezza delle anime. Quando cerca di definire gli obiettivi finali della Riforma e le motivazioni sottostanti le sue sofferenze, si riferisce spesso al “progresso delle numerose anime”, al “beneficio dei fratelli”, alla “salvezza del popolo” e a “portare delle anime a Dio”. La consapevolezza del suo apostolato come una parte personale all’opera redentrice di Gesù, gli da il coraggio e la forza di sopportare tutto, in unione con Cristo. Quale fonte d’ispirazione, e quale modello abbiamo nella figura del Riformatore, per stimolare una vita spirituale rinnovata! La sua vita personale, il suo coraggio indomabile, il suo zelo apostolico incrollabile e la grande ricchezza del nutrimento spirituale e della saggezza contenuta nei suoi scritti, sono un tesoro spirituale e carismatico inesauribile per noi, Trinitari e per tutti. Sarebbe una vera tragedia se noi, suoi figli, non attingessimo da questa fonte di grazia per vivere più fedelmente la nostra vocazione specialmente nel corso di quest’anno giubilare, celebrando il suo ritorno al Padre.

Per concludere questa lettera, ricordiamo che la vita eroica e il lavoro arduo della Riforma di San Giovanni Battista della Concezione, hanno considerabilmente contribuito ad arricchire il tesoro di santità dell’Ordine e della Chiesa. Fra P. Pedro Aliaga, osst, nella sua succinta biografia del Santo ricorda: “ Il migliore frutto delle origini della Riforma trinitaria, sono i suoi santi, afferma P. Antonino dell’Assunzione (+1943), uno dei maggiori esperti dello studio della santità cristiana vissuto nella Chiesa del XX secolo; diceva che se avessero fatto i processi di beatificazione, ci sarebbero stati sugli altari più di 40 santi degli Scalzi”. Quale meraviglioso omaggio al nostro Riformatore! Che San Giovanni Battista della Concezione ispiri, susciti e approfondisca in noi, le radici della nostra vocazione trinitaria, affinchè possiamo diventare più Cristo, e allo stesso tempo, aiutare gli altri a crescere nella santità.

Auguro a tutti una buona festa del Riformatore e un buon anno giubilare.

Fraternamente,

Roma, 28 gennaio 2013

Festa di Santa Agnese

Fr. P. Jose Narlaly, osst

Ministro Generale