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Parlando con P. Nicola Rocca e P. Giuseppe D’Agostino si ha la chiara impressione che i più convinti sostenitori dell’idea della unificazione delle due provincie religiose italiane dei Padri Trinitari siano proprio gli attuali ministri provinciali, che da tempo stanno lavorando per rendere possibile questo obiettivo. Abbiamo perciò ritenuto di porgere loro alcune domande.

P. Giuseppe, solitamente si dice che occorre tornare a formare un’unica grande provincia italiana perché ormai i religiosi sono pochi. Le sembra una ragione convincente?

Anche i numeri hanno una loro forza ed anzi rendono molto spesso evidente ciò che altrimenti si farebbe fatica a scoprire. Se si è in pochi, sembra giusto mettere insieme le risorse di cui ciascuno dispone. Però, attenzione: le ragioni dell’unificazione non sono tutte qui. Con la complessità della vita contemporanea e con l’insieme dei vincoli che ci vengono dalle leggi e dalle procedure, non è più così facile agire nel sociale. Abbiamo bisogno di specializzare le competenze e di farle agire su tutto il territorio nazionale. Non sarebbe saggio moltiplicare uffici di consulenza e agenzie di servizio.

Ovviamente, nel processo di unificazione gioverà capire chi farà che cosa, perché non succeda che si eliminano i doppioni a livello di organismi centrali e poi però si lascia tutto come prima.

Non basterà ridurre ad uno solo, il capitolo provinciale, occorre che l’unità attraversi tutte le comunità e soprattutto tutte le coscienze.

P. Nicola, al di là dei numeri, lei crede che sia davvero utile questa unificazione?

Certamente sì. E’ utile perché riduciamo le spese e gli oneri complessivi che discendono dal governo delle Provincie e riduciamo gli oneri di gestione attraverso forme consociate nelle quali e per le quali è possibile che ciascuna comunità possa entrare in una rete di servizi condivisi. Nei prossimi mesi si dovrà molto lavorare per preparare questo traguardo. Qualcuno pensa che la cosa più difficile, per l’unificazione, sia la messa in comune dei patrimoni. A mio parere questo è un aspetto del tutto secondario. Se c’è la volontà di farlo – e tutto fa crede che questa volontà non manchi – l’unificazione dei patrimoni è soltanto una questione procedurale, di natura giuridico-formale, che si potrebbe persino delegare a qualche esperto, da

P. Giuseppe D'Agostino

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