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Introduzione Introduzione nostro ma con una forbice temporale che invertirà questo rap- porto col passare dei giorni, aumentando il loro e diminuendo il nostro. Questo ci dice che la capacità di spesa di una strut- tura sanitaria non è sufficiente a tutelare davvero la salute nel paese; si può avere la più forte sanità del mondo ma se non si ha la capacità di adattarsi alle situazioni e si pretende che sia- no invece le situazioni ad entrare nei nostri modelli ingessati, e parlo di modelli culturali, strutture mentali, abitudini acquisite, successi apparenti, si fa la fine che hanno fatto i francesi con la loro imprendibile e poderosa Maginot. Gli svedesi, pur avendo una struttura sanitaria tra le migliori al mondo, non hanno vo- luto scardinare il loro sistema per adattarlo all’emergenza, non hanno voluto perdere le proprie abitudini sociali, non hanno voluto adattarsi all’emergenza e se non invertono la rotta, pro- babilmente pagheranno comunque caro il loro errore. La ricerca si è quasi totalmente concentrata sull’innovazio- ne tecnologica quasi che fosse la tecnica, la tecnocrazia a dover rispondere al progresso del nostro genere, della nostra civiltà. Oggi a distanza di due mesi dalla scoperta del primo infetto l’unico provvedimento efficace preso è stato quello di chiuderci in casa. Senza strumenti, che ci auguriamo possano presto arrivare, derivanti appunto da ricerca e innovazione. Si e no. Si perché la fiducia nella tecnologia c’induce un falso senso di sicurezza e no perché al di là delle possibilità del progresso tecnologico, noi siamo anche economicamente molto deboli e non siamo in grado di fronteggiare una tale si- tuazione poiché non abbiamo mezzi economici ma nemmeno capacità politiche. In Europa siamo certamente i meno dotati sia economicamente e sia politicamente eppure, e nonostan- te ciò che si vedeva accadere in Italia, tutti i governi europei sono stati presi più o meno in contropiede. Dopo aver fallito in previdenza, chiudersi in casa, per noi, era l’unica cosa che potevamo fare, non avendo alcuna preparazione né di uomi- ni né di mezzi, ma anche una cosa così semplice non siamo stati capaci di farla davvero, abbiamo pasticciato, creato con- fusione, emanato dichiarazioni contraddittorie da parte di tutti, pure degli esperti, che si sono dimostrati non immuni al virus dell’abitudine alla sicurezza ed alla fede nel sistema. Non c’era bisogno di una grande innovazione, ma di tamponi e DPI, e magari di fare qualche sana autopsia ai primi decessi. Perché non avevamo DPI; e tamponi? Perché non abbiamo controlla- to subito la causa di morte? 6 CITY LIFE MAGAZINE N° 48 La confusione nella governance rispetto al problema coro- navirus, appare trasversale a tutti i paesi. Quasi nessuno ha preso decisioni univoche, alimentando aspettative e com- portamenti contraddittori; al tempo stesso dimenticandosi dei soggetti più deboli, come gli anziani nelle Rsa. Anche questa visione delle persone anziane fa ben comprendere dove si sia messo il cuore valoriale che guida i processi. È inevitabile, credo, quando si mette il denaro, la produttività al di sopra di tutto. Abbiamo trasformato le USL (Unità Sanita- rie Locali) in ASL (Aziende Sanitarie Locali). Devo dire di più? Il fatto stesso che da subito non si sia messo in sicurezza il personale sanitario ha dell’incredibile. Non ha alcun tipo di razionalità e senso. Anche in questo caso, al di là di non avere procedure codificate, il tema si sposta sui principi con cui un problema si affronta e quali siano i criteri con cui si agisce e a tutela di chi? Ma guardi, secondo me non è così complesso il fenomeno né difficile la risposta, anzi, vedo tutto molto semplice. Le proce- dure codificate ce le avevamo. La nostra storia riporta decine di epidemie e pandemie, senza citarle tutte, ce ne sono state di terribili ma dalla Spagnola in poi il coronavirus è stato il prim’attore. Il virus della spagnola è stato il capostipite della famiglia, termine improprio ma efficace, che di mutazione in mutazione ce ne ha regalate di pandemie. Dunque il feno- N° 48 CITY LIFE MAGAZINE 7