SMART CITY E SMART LAND
o nel rispetto di una normativa nazionale che
lo impone, come la Danimarca, la Francia, la
Slovacchia e il Regno Unito. Mentre in ge-
nerale un forte contributo a considerare la
questione dei cambiamenti climatici in am-
bito urbano è discesa dalla partecipazione a
network internazionali come il Patto dei Sin-
daci (Covenant of Mayors). Una di queste
è proprio l’Italia (tra le maggiori firmatarie di
questo network insieme alla Spagna) in cui
su 76 città analizzate ben 58 sono risultate
firmatarie del Covenant of Mayors.
Guardando al futuro, quindi, ci si aspetta
dalle città un maggiore impegno, anche
perché il clima è di fatto già cambiato e
sembra non ci sia più tempo per tenten-
namenti. I dati Nasa sull’andamento della
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temperatura media globale, in fondo, lo
confermano continuamente. Il 2017 è sta-
to il secondo anno più caldo dopo il 2016.
E ormai l’attenzione anche dei media sugli
effetti della “febbre globale” non si limitano
più alla sola osservazione dell’arretramento
dei ghiacciai e delle calotte polari (già di per
se gravissima!) ma scende anche e soprat-
tutto sui territori, e sulle conseguenze eco-
nomiche e sociali degli effetti indesiderati
del clima che cambia in maniera sempre
più imprevedibile.
Non sorprende che di solo “cambiamento”
climatico in ambito scientifico internaziona-
le si parli sempre meno. Al termine climate
change, di fatto, si preferisce climate disrup-
tion (sconvolgimento climatico), più adatto
per definire qualcosa che si modifica sì, ma
in modo innaturale, pericoloso, indesiderato
e soprattutto in maniera troppo impondera-
bile. A tal proposito basta pensare all’onda
di dieci metri che ha abbattuto la diga del
porto di Rapallo lo scorso autunno (tra l’al-
tro uno dei luoghi simbolo del diportismo di
lusso italiano) riducendolo in un cimitero di
imbarcazioni, spinte dalla forza di un mare
privo ormai di barriere, ammassate l’una
sull’altra. O alle migliaia di alberi dell’altopia-
no di Asiago rasi al suolo (c’è chi paventa
il 10% del patrimonio boschivo di Veneto e
Trentino Alto Adige) dalla forza di un vento
mai visto nella storia di quei luoghi. O anche
davanti alla tragica vicenda dell’allagamento
della casa di Casteldaccia vicino Palermo in
cui hanno perso la vita due intere famiglie.
Eventi tutti drammatici e insoliti che si sono
susseguiti in 3-4 giorni frutto di un sconvol-
gimento climatico che trova proprio nell’area
Mediterranea una delle zone di più elevata
vulnerabilità al Mondo.