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CITY LIFE MAGAZINE N.20
dedicata al Masterplan di Expo, non
una parola sull’assetto definitivo circa la
più importante operazione urbanistica
attualmente in corso in Europa. Un’assenza
di indicazioni che ha scontentato molti e
che solleva parecchi dubbi e perplessità.
Perché se è vero che del Tecnopolo se
ne parla da poco più di due mesi, del
Masterplan del dopo Expo se ne sta
discutendo ormai da un paio d’anni: ma
nonostante le dichiarazioni di principio e
di buona volontà delle istituzioni pubbliche
e private, del Masterplan non c’è traccia.
Sicuramente qualcuno vi starà lavorando,
ma nel dibattito pubblico il tema è
letteralmente scomparso. Ecco quindi
che le proposte circolate nei mesi scorsi
rimangono appese al nulla, nonostante
siano proposte importanti, decisive per la
rifunzionalizzazione del milione e centomila
metri quadrati di area dell’ex sito espositivo.
Ma andiamo con ordine e proviamo a
mettere in fila i problemi.
La proposta dell’università Statale
Risale al febbraio del 2015 la proposta del
rettore dell’università Statale di Milano,
Gianluca Vago, di trasferire le sedi di alcune
facoltà oggi collocate a Città Studi, nella
zona est di Milano, sulle aree lasciate libere
dopo il semestre espositivo.
Le aule e i laboratori di Fisica, Agraria,
Chimica, Scienze e Informatica, oggi
ospitati nelle antiche palazzine del polo
universitario milanese, dovrebbero trovare
sede nella nuova cittadella universitaria,
a nord ovest di Milano. Tra qualche anno,
su uno spazio di circa 200 mila metri
quadrati, dovrebbero sorgere, per 16
mila tra studenti e ricercatori, il campus
universitario, un polo della ricerca avanzata
e dell’informatica, un auditorium, residenze
studentesche (che forse potrebbero venire
collocate negli edifici esistenti di Cascina
Merlata che per sei mesi hanno ospitato
il personale delle delegazioni straniere
presenti a Expo; nda) e spazi per lo