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CITY LIFE MAGAZINE N.11
MAURO ANNUNZIATO
Responsabile Smart City per ENEA e referente italiano
del progetto EERA
socialità privata (prima tra tutti l’istituzione del
matrimonio) la smart city sta rimettendo sul
piatto una rinnovata domanda di socialità
collettiva, pubblica, partecipata, democratica.
L’autore inglese Alan Bennet scrisse nel suo
celebre “The history boys” che gli occhiali
dello storico osservano il tempo in una
prospettiva unica, tanto che ciò che è più
vicino temporalmente ci è più difficile da
interpretare. Le città hanno appena avviato
quello che si prospetta come un nuovo
rinascimento; ma i trend e gli esiti di questa
grande onda di cambiamento saranno ancora
a lungo indecifrabili. Per questo, nel tentativo
di farne parte senza però la pretesa di volerne
imbrigliare la dirompenza, a Brescia si è optato
per un approccio decisamente umanistico:
un ciclo di incontri con persone che “stanno
facendo” le smart cities.
In sei incontri ribattezzati Smart Meetings nella
sede dell’Urban Center, si sono susseguiti
amministratori, tecnici, comunicatori, consulenti
che stanno affiancando le istituzioni – o
meglio: le persone sulle cui gambe le istituzioni
camminano ogni giorno – nel trovare la propria
strada per diventare più efficienti, sostenibili,
comunicative, trasparenti. In una sola parola:
smart. Ogni incontro ha apportato un tassello
MARIA SILVA
Responsabile Parco Tecnologico di Genova,
Associazione Genova Smart City
alla conoscenza di un aspetto fondante per
la città 2.0: nuove forme di partecipazione,
strategie energetiche, strutture per la
governance, cruscotti urbani, gestione dei
dati, riqualificazione del tessuto imprenditoriale,
comunicazione e media.
Ogni incontro ha aperto quesiti e sollecitato
domande che è necessario porsi, a livello
del singolo e della collettività. Non solo: ogni
incontro ha necessariamente sconfinato
con gli altri, a riprova che le città non sono
combinazioni meccatroniche, ma organismi
vivi, in cui gli interrogativi sociali ed etici sono
determinanti quanto quelli tecnologici e
legislativi.
Ogni incontro ha lasciato un’eredità umana,
prima che istituzionale. Ad ogni relatore è stato
chiesto di intervenire raccontando la propria
esperienza, portando casi pratici e concreti di
soluzioni realmente calate nella realtà urbana.
Gli è stato chiesto di non nascondere i dubbi
e i fallimenti, né di censurare gli aspetti negativi
di iniziative meritevoli. E gli è stato chiesto
di “metterci la faccia”, lasciando alla rete un
proprio contributo attraverso una serie di
interviste al cui centro non c’è la città come
entità astratta, bensì i cittadini protagonisti del
cambiamento quotidiano.