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CITY LIFE MAGAZINE N.11
Infatti, i prezzi per l’elettricità da fonte FER
vengono stabiliti dal METI ogni anno, e tali
prezzi sono basati considerando il totale di
energia prodotta dalle rinnovabili, consentendo
al Ministero di “reimpostare” gli incentivi a
seconda del livello di progressione nel mercato
della generazione realizzato dai nuovi impianti.
Fra gli obiettivi primari della presente
architettura normativa c’è quello di incoraggiare
– stabilmente – gli investimenti migliori e,
dunque, favorire il ricambio: quelli iniziali
sono tendenzialmente più vantaggiosi in
quanto, non godendosi di una tecnologia
particolarmente avanzata, debbono poter
usufruire del finanziamento migliore al fine di
assicurare la sostenibilità dell’opera. Tuttavia,
la Commissione di Valutazione stabilisce i
sovvenzionamenti in modo tale che non si
possano realizzare speculazioni, né sulle
quantità, ossia sui MW ancora residui, né sulla
qualità, cioè sulle performance migliori che gli
ultimi impianti installati andrebbero a realizzare.
C’è sempre una proporzionalità fra numero di
impianti installabili, taglia degli stessi, tecnologia
disponibile e finanziamento concesso.
L’obiettivo finale è complesso e ambizioso,
non sempre raggiunto fra i paesi che hanno
intrapreso la strada delle FER: far evolvere
la tecnologia e l’industria di settore in misura
tale da realizzare una progressiva diminuzione
degli incentivi fino a non dover più usufruire
delle FIT e, parallelamente, creare una
capacità generativa sufficientemente grande e
performante da risultare adeguata alle esigenze
del Giappone.
Le premesse sembrano essere molto
incoraggianti: secondo il METI, al primo mese
di avvio del nuovo “meccanismo”, 33.695
aziende e privati si sono registrati per vendere
energia rinnovabile (potenza nipponica). La
previsione – già parzialmente avveratasi – è
che sia le aziende giapponesi (a cominciare
da Sharp, Panasonic, Kyocera e Mitsubishi)
che quelle straniere vedranno crescere
esponenzialmente le opportunità di business.
Connotato di particolare rilievo è l’adesione
sempre più convita al nuovo meccanismo
da parte di aziende che non sono del settore
energetico, ma che hanno colto le potenzialità
e i vantaggi dell’operazione e si sono già
inserite nel settore. Il caso forse più eclatante
è quello di Softbank – uno dei giganti della
telefonia mobile giapponese – che ha in
progetto di installare entro il 2015 dieci impianti
solari – per una capacità complessiva di 182,2
megawatt (MW) – e 4 impianti eolici (48 MW).
Due solar farm sono già state inaugurate a
luglio. Yomeishu Seizo Co., produttore di
bevande medicinali, investirà 800 milioni di
yen per la costruzione di un impianto solare,
mentre NTT (Nippon Telegraph and Telephone
Corp.) ha investito 15 miliardi di yen per
costruire impianti fotovoltaici in 20 località;
perfino la spagnola Gestamp Automocion –
componentistica per veicoli – ha recentemente
annunciato di essere entrata sul mercato con
un progetto da 90 miliardi di yen in tre anni.
Eppure, malgrado le numerose e importanti
promesse industriali – chi meglio e più del
Giappone potrebbe sfruttare il suo potenziale
tecnologico per una produzione elettrica da
rinnovabile e più in generale per un’economia
de-carbonizzata – in febbraio il governo
giapponese ha presentato la relazione fin [B