CITY LIFE MAGAZINE 3/2013
degli ambienti, la generazione elettrica
per auto consumi (scambio sul posto),
la produzione elettrica per cessione al
mercato in piccole quantità (ricarica vetture
elettriche).
Un piano energetico per l’edilizia così
vasto andrebbe in modo più o meno
diretto a coinvolgere l’intera problematica
dell’urbanistica indirizzandola verso l’ecosostenibilità ambientale ed energetica,
in quanto le modifiche da effettuare
prevederebbero opere sulle infrastrutture,
gli impianti e le reti.
In termini più generali la principale politica
per le città dovrebbe essere finalizzata
a promuovere un’inversione di tendenza
del rapporto espansione/riqualificazione,
riducendo drasticamente la prima e
potenziando la seconda. Perché questo
possa avvenire, è necessario che l’indirizzo
politico renda vantaggioso, per gli addetti
ai lavori (aziende, operai, investitori) nonché
per gli stessi cittadini, investire nelle varie
azioni di mantenimento e miglioramento
delle zone cittadine già esistenti, piuttosto
che sulla realizzazione di nuove edificazioni.
Questo passaggio costituirebbe l’elemento
vincente grazie al quale intervenire sui
numerosissimi edifici vetusti, i cui necessari
interventi di riqualificazione energetica
sono, in media, più costosi che non se
effettuati su costruzioni in itinere.
Quindi, l’elemento dell’investimento
energetico inteso come strumento e
metodo da seguire è nel complesso
preferibile poiché consente di
rientrare con diverse intensità, a
seconda dell’intervento eseguito,
dello sforzo finanziario sopportato.
Se pertanto l’azione micro è
complessivamente sostenibile, allora è
pensabile poterla replicare su grande
scala e, anche grazie al supporto
pubblico, risulterebbe possibile far fronte
all’ammodernamento complessivo del
patrimonio immobiliare italiano.
Il problema dei problemi:
quello finanziario
Il problema dei problemi, evidentemente,
resta in tutta la sua pesantezza quello
finanziario, specie in questi anni...
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