il cemento di domani sarà/il mio raccolto in estate... passeranno su di me/su
di me/sulle ansie mie/su di me, come dentro me/sulle nostre allegrie/su finte
e vere malattie...”. Notevole, come già accennato, l'interpretazione di
Morandi.
Due ore di polvere è una delle poche canzoni d'amore del disco,
accompagnata da un arrangiamento stile West Coast: “... di nuovo fermi ad
una stazione ed io/il profumo della costa sento ma giurerei/che intorno la
terra non finisce mai/ultimi chilometri pensando se/è il desiderio di evasione
che mi porta da te... e non sono più forte di ieri/non sapendo ancora bene
perché/cerco te...”.
La mia gente, il tema del cambiamento è riproposto in questo brano
struggente: “... chi non ha provato a far cambiare il vento/prima di cadere e
non rialzarsi più/io lavoro ma sento che/porto tutti in me...”
Io vado a sud, propone tematiche tipiche di Fossati riguardanti gli emarginati
e il desiderio di libertà: “... nella notte le stazioni sono grandi più che mai/Il
mio treno l'ho perduto già da un pezzo oramai/maledetto questo freddo a
nord, non passa mai/ehi, tu dove vai?/forse in tasca ho qualche sigaretta, tu
ne vuoi?/scusa sai, t'ho svegliato perché ho voglia di parlare se tu vuoi/strana
gente noi, nella vita non è bene mettere radici mai...”
Il mondo di frutta candita, si tratta senza dubbio del brano più conosciuto
dell'intero album, inizia con due endecasillabi molto orecchiabili: “Quante
fisarmoniche ho suonato io/sopra i marciapiedi di una strada...",
accompagnati da una base ritmica ed un inciso lungo e coinvolgente. In
quegli anni era uso per Morandi aprire i suoi concerti con questa canzone,
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