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Milano, 28 maggio 1980,
Walter Tobagi esce dalla sua
abitazione alle ore 11.00 del
mattino e si dirige verso via
Salaino per prendere l’auto in
garage: due giovani gli si
avvicinano e sparano. Tobagi
cade a terra e muore.
TOBAGI
La figlia Benedetta Tobagi:
« Non ricordo la mia come un’infanzia normale.
Avevo la sensazione persistente di una doppia
vita in bianco e nero, di un mondo parallelo,
plumbeo, soffocante, che non potevo condivide-
re con nessuno . La vita di un bambino normalmente è ca-
denzata dalle tappe scolastiche, l’asilo, le elementari, le
medie. La mia era scandita dal “caso Tobagi”. Nel 1983 il pro-
cesso di primo grado, poi l’appello, e tutta una serie di avveni-
menti legati alla morte di mio padre, una triste successione di
anniversari di morte e commemorazioni pubbliche che mi an-
gosciavano profondamente. Bambina, ragazzina, mi trovavo
costretta a una esposizione pubblica per via dell’attentato,
mentre avrei voluto non parlarne o comunque non essere
sempre sotto i riflettori ma lasciata in pace col mio dolore, solo
mio». (da I silenzi degli innocenti)
Nino Ferrero,
redattore de
‘L’Unità’,
ferito a Torino il
18 settmbre 1977
Indro Montanelli,
direttore de “il Giornale”,
ferito a Milano il 2 giugno 1977
Il ricordo di Fasanella
Carlo Casalegno, giornalista, vicedirettore de La Stampa di Torino.
Gravemente ferito con quattro colpi di pistola a Torino il 16 novembre,
muore il 29 novembre 1977, dopo 13 giorni di agonia.
CASALEGNO
Il figlio Andrea Casalegno:
«Io non odio i terroristi perché non li conosco;
loro non odiavano mio padre: era un simbolo.
Ma quei delitti per me sono peggiori del marito
che uccide la moglie perché l’ha tradito: l’odio
riconosce l’umanità della vittima, i terroristi
non hanno riconosciuto i loro bersa-
gli come esseri umani ».
(da Utopia armata)
Franci BIGONZETTI,
studente universitario e
Carmine DE ROSA,
Francesco CIAVATTA,
capo sicurezza Fiat,
studente liceale,
a Cassino (RM) il
a Roma il
04.01
1978
07.01
Scriveva Carlo Casalegno su ‘La Stampa’, di cui era
vice direttore, pochi giorni prima di essere ferito
mortalmente :
«Esistono tra il terrorismo e le formazioni eversive
dell’estrema
sinistra
rapporti
indiretti
e
un’obiettiva complicità. Br, Nap, Prima Linea, con
l’azione
armata
clandestina,
i
fanatici
dell’ultrasinistra con i cortei violenti, i sabotaggi,
le spedizioni squadristiche, la pratica organizzata
dell’illegalità, conducono, utilizzando mezzi diver-
si, una stessa guerra alle Istituzioni, ai principi
della convivenza civile, a interessi primari, politici
ed economici, della collettività».
“In quel periodo, avevo poco più di vent’anni (…). Quando
ferirono alle gambe Nino Ferrero (mio collega e compagno di
stanza all’Unità) e uccisero Casalegno (…). Ricordo la matti-
na del 2 gennaio 1979. Mi stavo preparando per andare al
lavoro, quando il giornale radio diede la notizia
dell’assassinio di Guido Rossa. Sentii il petto stringersi in una
morsa di dolore e il cuore prese a battere sempre più forte.
(…) Chiamai il giornale, volevo dire che non ce la facevo più,
che avevo deciso di licenziarmi. Ma riattaccai, vergognando-
mi di me stesso. Sistemai nella mia cartella tutto l’occorrente
per una giornata di lavoro: oltre alle penne, ai notes, una
boccetta di ansiolitico e due lacci emostatici. Sì, come tanti
allora, anch’io mi ero procurato dei lacci emostatici: se
avessi avuto la fortuna di essere colpito solo alle gambe, con
quelli avrei potuto bloccare un’eventuale emorragia. Uscii. E,
come tutte le mattine, mi avviai verso la fermata del tram».
(da Guido Rossa mio padre)
Fausto DIONISI,
agente P.S.,
a Firenze il Giorgio CORBELLI,
orefice,
a Roma il Gianfranco SPIGHI,
notaio,
a Prato (Fi) il Riccardo PALMA,
magistrato,
a Roma il Franco BATTAGLIARIN,
guardia giurata,
a Venezia il
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