catalogo anni di piombo 69780676-catalogo-anni-di-piombo-b | Page 13
CRESCENZIO
«Alle 11.45, l’episodio più grave. Dal corteo, che sta svoltando in via Sant’Ottavio
per raggiungere l’Università, si stacca un “commando” di dieci-dodici manifestanti
mascherati e carichi di molotov. L’obiettivo è il bar-discoteca ‘Angelo Azzurro’, via Po
46, già incendiato il 22 aprile perché definito “covo di fascisti” o “locale borghese”.
All’esterno del bar sosta in quel momento il proprietario Luigi De Maria, all’interno vi
sono solo quattro persone: la moglie del titolare, Maria Benedetta Evangelista, il ba-
rista, Bruno Cattin e due amici che prendono l’aperitivo, Roberto Crescenzio,
studente-lavoratore e Diego Mainardo, operaio Fiat e studente di ingegneria.
Gli estremisti lanciano un grappolo di molotov nel locale ed esplode il dramma. La
moglie del titolare e il barista riescono a fuggire dal retro, mentre Diego Mainardo
viene malmenato e gettato fuori. Roberto Crescenzio, terrorizzato, cerca scampo nella
toilette e segna così il proprio destino. In un baleno le fiamme divorano la moquette,
quando il giovane tenta a sua volta di uscire si trova davanti a un muro di fuoco.
Quasi soffocato e accecato dal fumo acre, inciampa, rotola sulla moquette fusa e si
trasforma in torcia umana. Si rialza e raggiunge i portici di via Po. I passanti lo
vedono uscire barcollante, gettarsi a terra per spegnere le fiamme che lo avvolgo-
no. Lo aiutano a soffocare il fuoco con una coperta. Gli tagliano le scarpe, lo libera-
no dei vestiti incollati sul corpo annerito dalle piaghe. Lo adagiano su una sedia in
mezzo alla strada, lo coprono alla meglio in attesa dell’ambulanza. Roberto urla dal
dolore, un grido sempre più debole che si trasforma in rantolo.
La foto che lo ritrae quasi in agonia, seduto con la pelle a brandelli, emoziona la
gente e orienterà l’opinione pubblica più di tutti i comunicati e gli sforzi delle istitu-
zioni pubbliche e dei partiti. (…) Crescenzio viene portato al Centro grandi ustionati
del Cto dove la diagnosi è senza speranza, con il 90 per cento del corpo bruciato il
giovane non potrà sopravvivere.(…) Le sofferenze di Roberto Crescenzio durano
poco più di due giorni poi, il 3 ottobre, sopraggiunge la morte per collasso cardio-
circolatorio. Fino all’ultimo lo assiste il padre Giovanni straziato dal dolore. “Ha visto
nostro figlio con le carni martoriate – racconta la madre Elvira – e da allora non ha
più saputo trovare pace. Da questi strazi non ci si può riprendere, alla fine hanno
portato mio marito alla morte”. (...)« Per alcuni Roberto Crescenzio non è
propriamente un ‘caduto del terrorismo’, piuttosto una ‘vittima
del caso’. L’odio e l’insensatezza che lo uccisero sono però gli
stessi. E la Città giustamente così lo ricorda ancora oggi nelle ce-
rimonie ufficiali ». (di Roberto Tutino, da Il Piemonte alla prova del Terrorismo)
«Sono passati più di trent’anni. La giustizia, come recita l’abusata formula, ha
fatto il suo corso. C’è una sentenza definitiva e inappellabile, che ha accertato
ruoli e responsabilità. (…) Eppure, ancora oggi, a distanza di tanto tempo, non
sappiamo tutti i nomi di coloro che hanno ammazzato Roberto Crescenzio. Anzi,
proprio non sappiamo chi l’ammazzò. (…) Come chiamare questo patto del silen-
zio che lega i protagonisti di allora? Reticenza, omertà, solidarietà di gruppo?».
(da Non sei tu l’Angelo Azzurro)
ALLEGRETTI
«Ci sono due uomini. Due che, da
vivi, non si conoscono. Esistenze lon-
tanissime, mondi tra loro alieni, me-
stieri del tutto diversi. Uno è impe-
gnato in politica. L’altro prepara arro-
sti e sughi. Uno gestisce la sezione di
un partito, il Movimento sociale italia-
no, l’altro mescola i sapori. Due
strade senza punti di intersezione.
Due reti parallele che però, a un certo
punto, si incrociano. Per un attimo
fatale. Per caso e per un errore uno
diventa il sostituto dell’altro. Ci sono
due uomini e gli assassini che sba-
gliano bersaglio. C’è un morto e c’è
un vivo. Ma quello vivo doveva essere
morto”.
L’uomo che morirà al posto di Gian-
franco Rosci, si chiama Luigi Allegretti
che quel giorno aveva, come il primo,
un completo marrone e i capelli
lunghi».
(da Obbiettivi quasi sbagliati)
A Torino il 18 luglio 1979 un commando di 4 persone su una
Renault si ferma davanti al bar-trattoria di Civitate in via
Veronese, poco dopo le 18.00. Scendono due giovani ed entrano
nel locale come normali avventori: Carmine Civitate rientra da
una consegna e subito è avvicinato da uno dei due uomini che
esplode tre colpi. Il barista è colpito alla fronte e al petto e cade
senza un lamento sotto gli occhi della moglie. I terroristi riescono
a fuggire. Il 28 febbraio 1979 nello stesso bar erano morti in
una sparatoria con la polizia due terroristi. La rivendicazione
pone la vendetta come motivazione dell’uccisione. Come risulterà
al processo che condanna i suoi assassini, Carmine Civitate non
c’entrava niente con la sparatoria avvenuta nel suo bar: non era
stato lui a telefonare per avvisare la polizia che vi erano due tipi
sospetti in un bar di via Veronese
IURILLI
A Torino il 9 marzo 1979 un commando di terro-
risti di ‘Prima Linea’ composto di 7 persone se-
questra il titolare di un bar di via Millio con i fa-
migliari. E' la bottiglieria posta nei pressi della
casa della famiglia Iurilli. I terroristi, sintonizzati
con la radio della polizia, attirano una volante
dichiarando di aver preso un ladro d’auto.
Quando l'auto arriva si innesca uno scontro a
fuoco. L'appuntato Gaetano D'Angiullo viene
ferito alla gambe e al ventre. Emanuele Iurilli
sta rincasando da scuola e viene a trovarsi nella
sparatoria, cerca di fuggire e, sperando di per-
correre i pochi metri che lo separano da casa, si
ripara dietro una Fiat 500 all'angolo tra via Luri-
sia e via Millio, ma è colpito da una pallottola.
La madre dal balcone di casa, assiste sgomenta
all'episodio.
Raccolto agonizzante, è trasportato all'ospedale
Molinette dove invano si tenta una disperata
operazione per salvarlo.
Mario AMATO,
studente,
a Roma il Roberto CRESCENZIO,
studente,
a Torino il Carlo CASALEGNO,
giornalista,
a Torino il
08.07 01.10 29.11
1977
15.06
Spagna: 05.09
Germania: 10.09
Francia: 17.10
Germania:
Prime elezioni libere
dopo la fine del
regime franchista la Rote Armee Fraktion
rapisce il presidente degli
industriali tedeschi
Hans-Martin Schleyer A Marsiglia viene usata per
l'ultima volta la ghigliottina Nel carcere di Stammheim,
tre capi della Rote Armee
Fraktion (Raf) vengono
trovati morti in carcere
24.10
Il Parlamento vota
la riforma dei
servizi segreti.
Nascono il SISMI
e il SISDE