pare d'aver vissuto.... Vorrei finalmente
comprenderla tutta nella sua storia, nel
suo disegno divino, nel suo destino
finale, nella sua complessa, totale e
unitaria composizione, nella sua umana
e imperfetta consistenza, nelle sue
sciagure e nelle sue sofferenze, nelle
debolezze e nelle miserie di tanti suoi
figli, nei suoi aspetti meno simpatici, e
nel suo sforzo perenne di fedeltà, di
amore, di perfezione e di carità. Corpo
mistico di Cristo. Vorrei abbracciarla,
salutarla, amarla, in ogni essere che la
compone, in ogni Vescovo e sacerdote
che l'assiste e la guida, in ogni anima
che la vive e la illustra; benedirla.
Anche perché non la lascio, non esco
da lei, ma più e meglio, con essa mi
unisco e mi confondo: la morte è un
progresso nella comunione dei Santi... E
alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu
mia, che dirò? Le benedizioni di Dio
siano sopra di te; abbi coscienza della
tua natura e della tua missione; abbi il
senso dei bisogni veri e profondi
dell'umanità; e cammina povera, cioè
libera, forte ed amorosa verso Cristo″.
(Pensiero alla morte)
La Chiesa era per lui la Chiesa di
Cristo – Ecclesiam suam –, la Chiesa di
cui Cristo è Signore, la Chiesa suo
corpo. Qualcuno ha accusato Paolo VI
di aver condotto il Vaticano II con
un’ottica ecclesiocentrica, ma questo è
contraddetto da tutto ciò che egli ha
scritto e operato nella prosecuzione dei
lavori del concilio e poi nella difficile
opera dell’inizio della sua attuazione.
È vero che, quando vuole indicare gli
scopi principali del concilio, all’inizio
della seconda sessione, delinea quattro
punti: “La conoscenza o, se così piace
dire, la coscienza della Chiesa, la sua
riforma, la ricomposizione di tutti i cristiani
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nell’unità e il colloquio della chiesa con
il mondo contemporaneo”
(Discorso di apertura della seconda
sessione, 29 settembre 1963).
Ma in apertura della terza sessione, il
14 settembre 1964, precisa subito che
“la Chiesa … deve dire di sé ciò che
Cristo di lei pensò e volle”. Il
fondamento di tutto il concilio è
dunque cristologico, e non solo
ecclesiologico,
come
alcuni
sostengono: non a caso Lumen
gentium è Cristo, Dei Verbum è la
parola di Cristo, la liturgia della Chiesa è
Cristo che prega, il dialogo con il
mondo è Cristo che raggiunge tutte le
genti. Il concilio era un’assemblea
ecclesiale, ma chi non ricorda Paolo VI
che, entrando, cammina dietro il libro
dei vangeli, segno di Cristo? Cristo è il
punto di partenza, il centro e l’orizzonte
del concilio Vaticano II. Per questo
Paolo VI il 29 settembre 1963 grida con
enfasi: “Te, Christe, solum novimus!”, e
alla fine del discorso afferma: “Christus
praesideat”, “Cristo presieda questo
concilio”.
La Chiesa che esce dal Concilio, di
cui Paolo VI é stato "il grande timoniere"
(Papa Francesco, omelia del 19 ottobre
2014, in occasione della Beatificazione