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Acciaio inossidabile tra miti e leggende
si parla di diversi millimetri all ’ anno di perdita di spessore a seconda dell ’ aggressività dell ’ ambiente . In acqua di mare , ad esempio , ci si potrebbe facilmente trovare in situazioni che comportano qualche decina di millimetri all ’ anno di velocità di avanzamento . Le fratture da tensocorrosione negli acciai inossidabili austenitici della classe 300 si verificano per temperature operative superiori ai 60 ° C ; si tratta di una forma di fessurazione che avviene in presenza di un ambiente corrosivo , ma solo se associato ad una sollecitazione meccanica ( pressione , tensioni residue di saldatura , ecc .). Le velocità di propagazione sono anche qui estremamente elevate . Tali velocità di avanzamento rendono praticamente ingestibile questi fenomeni corrosivi che si dovessero instaurare con un approccio tipo “ sovraspessore di corrosione ”. Di fronte ad una situazione di questo tipo , diviene evidente che la progettazione di una struttura un acciaio inossidabile debba sempre essere mirata ad evitare in modo assoluto l ’ eventuale insorgenza di fenomeni di corrosione localizzata . La scelta di un acciaio inossidabile è normalmente dettata dalle condizioni operative del fluido trasportato sul quale si può eventualmente intervenire con l ’ aggiunta di inibitori , la rimozione delle sostanze aggressive o di eventuali tracce di acqua residui . Per quello che riguarda invece l ’ ambiente esterno non è possibile alcun tipo di intervento : siamo comunque in presenza di acqua , di sali , specialmente di cloruri che sono quelli che possono interagire con lo strato di ossido di cromo . La resistenza degli acciai inossidabili all ’ aggressività dell ’ ambiente esterno è fortemente dipendente dalla temperatura . Attraverso prove di laboratorio in ambienti aggressivi è possibile
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