Antrum Magicae Antrum Magicae 3 | Page 46

I monaci però non gradivano tutte quelle manifestazioni di fede. Tutt’altro “Ma chi ce lo fa fare ad uscire di notte con il freddo?”, dicevano tra loro. “Ma non è possibile! Ci sono già le messe, i vespri, perché organizzare un’altra veglia di preghiera?”, brontolavano senza rite- gno mentre si preparavano per accontentare i fedeli. Partecipavano malvolentieri e, ovviamente, lo facevano senza fede. Anzi. Mentre i conta- dini pregavano e chiedevano l’aiuto di Dio, i monaci pensavano a tutt’altro. Pare infatti che vivessero in maniera assolutamente spregiudicata, lontani dalle regole della Chiesa. I peccati più frequenti, secondo i bene informati, erano ovviamente quelli della carne. Del monastero oggi restano solo alcune rovine. Forse per un’epidemia, oppure per “un in- tervento divino”, tutti i religiosi del monastero morirono nel giro di poco tempo. Anche il convento venne distrutto. Dopo qualche mese, nelle campagne della zona, di tanto in tanto, capitava di vedere figure lontane camminare in fila con le fiaccole accese. “Si sente anche pregare e cantare…”, rac- contavano i testimoni. Ed ecco che tornò in mente la storia del vecchio monastero. A quel punto la gente capì: quelle ombre nere erano gli spiriti dei monaci che procedevano in fila. Costretti da morti a compiere proprio quei riti che odiavano da vivi. Si dice che ancora oggi sia possibile vedere sulle colline strane processioni di figure incap- pucciate con le fiaccole in mano. Candele accese per invocare il perdono di Dio sulla comuni- tà che per secoli si era macchiata di tanti peccati. Caino 45