MITO DI TEBE
Di Giacomo Bertolotti e Matthias Peiretti
La fondazione di Tebe è legata alla figura di Cadmo, che, alla ricerca della sorella Europa, giunge in Grecia, dove fonda la città, protetta da Dioniso, figlio di Zeus e Semele, a sua volta figlia di Cadmo.
I racconti che interessano Antigone cominciano però due generazioni dopo Cadmo, quando il regno di Tebe passa a un nipote del primo re, Laio figlio di Labdaco (da qui il nome della stirpe).
Laio eredita il trono quando è ancora un bambino: la reggenza è data pertanto ai suoi zii e lui viene affidato al re Pelope. Durante la sua permanenza Laio si innamora del figlio del re, Crisippo, e lo rapisce; Pelope allora lo maledice: se avrà un figlio, questi lo avrebbe ucciso.
Diventato grande, Laio torna a Tebe e ne ottiene il regno. Sposa Giocasta che violenta, in preda all'ubriachezza, nonostante anche l'oracolo di Delfi lo avesse ammonito che solo se non avesse avuto figli Tebe sarebbe stata salva.
Il neonato, figlio dei due, viene affidato a un pastore perché lo uccida. Questi invece lo consegna a un altro pastore di Corinto, che a sua volta lo affida al suo re, Polibo, che decide di adottarlo.
Il giovane Edipo cresce come un principe, ma durante un banchetto un ospite ubriaco gli rinfaccia di non essere il figlio del re.
Nonostante i tentativi di dissuasione di Polibo e della moglie Peribea, Edipo vuole consultare l'oracolo di Delfi, che gli vaticina che ucciderà il padre e sposerà la madre. Spaventato si dirige verso Tebe, ma durante il cammino incontra Laio, che però non riconosce e, sorta una lite, lo uccide.
Una volta a Tebe, risolto il celebre enigma della Sfinge, diventa il nuovo re, sposa la madre Giocasta e gode di un periodo di grande prosperità. Ma una nuova pestilenza giunge alle porte di Tebe: viene chiamato l'indovino Tiresia, che rivela che il morbo cesserà quando si conoscerà l'identità dell'uccisore di Laio. Edipo raccoglie tutte le testimonianze e alla fine giunge alla terribile verità sul suo passato: la madre/moglie si uccide, lui si acceca e viene cacciato dalla sua città. La sua vicenda si chiude con la sua morte a Colono, da mendico, accompagnato ormai solo dalla figlia Antigone.
A Tebe intanto salgono al potere i due figli, Eteocle e Polinice, che decidono di spartirsi il potere, ma quando viene il momento per Eteocle di cederlo al fratello, questi si rifiuta: scoppia una guerra, che si conclude con la morte di entrambi.
Il trono passa a Creonte, zio dei defunti fratelli: è qui che le vicende di Antigone si inseriscono nel ciclo tebano, che con lei avrà fine.