II mito di Antigone pone domande ancora attuali. La tragedia si svolge attorno al conflitto tra due diversi approcci alla giustizia: da un lato troviamo Creonte, difensore della giustizia come istituzione e con il ruolo di rappresentante delle leggi cittadine, dall'altro troviamo Antigone, eroina tragica che difende il diritto naturale, ovvero quelle leggi morali non scritte ma comuni a tutti che affondano le radici della loro esistenza nella tradizione arcaica.
Il lettore moderno che si trova a riflettere su queste due posizioni tenderà a prendere le parti di Antigone e ad identificare Creonte come l'antagonista, il personaggio malvagio che mette i bastoni tra le ruote all'eroe; eppure per capire un'opera bisogna tentare di immedesimarsi nel pubblico del momento in cui è stata scritta. Infatti entrambi i personaggi hanno ragione, ed entrambi hanno torto: Creonte impone la sovranità del diritto pubblico non rispettando un valore religioso così importante e antico come quello della sepoltura, Antigone si fa paladina di una tradizione morale che dovrebbe essere al di sopra delle leggi scritte, infrangendo però le leggi della sua città.
Dove trovare quindi il principio sulla base del quale dare ragione all'uno o all'altro? Andrebbe cercato nel distinguere fra diritto naturale e diritto positivo, nell'individuare a quale dare maggiore valore. Entrambi sono indispensabili: il diritto positivo ci permette di vivere in convivenza come società ed è il risultato, in legge, della volontà legislativa umana. Il diritto naturale è la consapevolezza dei propri principi morali, che ci permettono di crescere come persone e di acquisire una dignità. Nel prendere una posizione in un conflitto tra i due non bisogna dimenticare né la propria coscienza morale, tendendo così al conformismo, né pensare di avere sempre ragione e scontrarsi per principio con il potere costituito.
Antigone non è l'unica che si è trovata a dover scegliere tra i due. Un esempio uguale e opposto -seppur in un contesto storico e non mitologico- è quello di Socrate. Anche lui è condannato a morte da una sentenza che egli ritiene ingiusta. ma, agli amici che gli hanno preparato la fuga dal carcere, dice di avere scelto di vivere nella città di Atene e ciò comporta che ne accetti le leggi.
LEGGE O GIUSTIZIA?
Di Costanza Cagnina, Giulia Cavallaro e Ottavia Curti
“Non c’è da augurarsi che un uomo nutra rispetto per la legge ma che sia devoto a ciò che è giusto”
Henry David Thoreau
Dichiarazione dei diritti dell'uomo (1789)