funebri per Eteocle e il divieto di sepoltura per Polinice. Ci sono voci in contrappunto: il trionfo è momentaneo, il domani è carico di angoscia.
Il gesto di pietà di Antigone
La seconda parte dell'opera si svolge per intero in esterno.
Durante la notte il cieco Tiresia è condotto sino al cadavere di Polinice da Eumpolo, buffone di corte, nuovo personaggio introdotto da Espriu. Tiresia preannuncia il peggio e considera abominevole la legge di Creonte, perché ammette che si tratta di un crimine contro la legge sacra, che esige, con la morte, la sospensione di ogni vendetta, e in base a ciò ammonisce il re a recedere dal suo proposito, diffidandolo a non attirare su di sé e su di Tebe l'ira degli dei. Ma sa anche che la legge umana è sacra e non va trasgredita.
Non si tratta di uno scontro tra due principi etici: l'obbedienza deriva unicamente dalla necessità di riconoscere il potere del nuovo re; la legge di Creonte è solo espressione contingente di un potere conquistato con la guerra e la violenza e destinato ad essere sostituito da quello di un altro signore. Essa però è l'unica legge che il mondo riconosce: le leggi eterne degli dèi, se esistono, sono troppo lontane dal consesso umano.
Antigone, Ismene ed Euriganea, nutrice delle due ragazze, hanno sfidato l'editto del re e vogliono dare sepoltura a Polinice. Tiresia cerca di richiamare Antigone alla ragione, ricordandole anche le colpe del fratello, ma non riesce a distoglierla dal suo proposito. Ismene, vinta dal ribrezzo, si allontana e ben presto la seguono anche Euriganea e Tiresia, mentre resta con Antigone solo il buffone Eumpolo.
Antigone getta un pugno di terra sul cadavere del fratello come segno di sepoltura. Le guardie che l’anno vista si dirigono verso di lei: non tenta di fuggire, ma si dirige con Eumpolo verso di loro.
Disquisizione sul potere assoluto
La terza e ultima parte getta luce sulle ipocrisie degli adulatori, sulle contraddizioni e menzogne